Non farò liste, ma solo brevi riflessioni su quello che lega i libri letti nel 2022, perché ora che l’anno finisce mi rendo conto che le scelte fatte, e quelle in previsione per il nuovo anno, si orientano tutte in una unica direzione: la scrittura femminile.
È stato un anno decisivo, il 2022, per l’avanzata della tematica femminile nell’editoria. Abbiamo assistito alla pubblicazione di numerosi testi riguardanti autrici e personaggi femminili, dai più noti ai meno noti, (vedasi la collana di romanzi di vite vere di donne diretta da Sara Rattaro collane Singolare al femminile per Morellini Editore e Mosche d’oro per Giulio Perrone Editore per citarne un paio), fino al conferimento del Nobel per la Letteratura alla scrittrice francese Annie Ernaux, un vero trionfo per la questione femminile e la sua continua evoluzione fino a oggi, per la potenza che la sua scrittura, lucida e impietosa, porta al centro il corpo della donna con le sue fragilità e sofferenze.
Nel suo breve e sconvolgente romanzo “L’evento“, divorato in una notte, l’autrice afferma:
“Forse il vero scopo della mia vita è soltanto questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri diventino scrittura, qualcosa di intelligibile e di generale, la mia esistenza completamente dissolta nella testa e nella vita degli altri”
Ne ha parlato con devozione e analisi precisa, Sara Durantini nel suo appassionante libro, letto e recensito sul blog, la prima biografia italiana dedicata a Ernaux, dal titolo”Annie Ernaux. Ritratto di una vita” pubblicato da Edizioni Dei Merangoli a fine novembre.
Non ultime, le rivolte delle donne in Iran e in Afghanistan che in questi giorni sconvolgono per l’atrocità delle scomparse di vittime coraggiose e l’assurdità del divieto alle donne di frequentare le università.
Non a caso quest’anno ho potuto assistere a una mostra organizzata dal Centro Antiviolenza C.H.I.A.R.A. Onlus di Voghera dei disegni di Samshia Hassani, artista e attivista afghana che protesta contro la guerra con la sua street art ed esiliata per questo dal suo Paese. La sua protesta è tra gli esempi più contemporanei della forza divulgativa insita nell’arte e di come l’arte si tramuti in rivolta per urlare l’oppressione subita dalla cultura patriarcale.
Un grido che non smette mai di levarsi da secoli, troppe volte inascoltato e messo a tacere, che questa volta resiste con l’appoggio coraggioso degli uomini delle nuove generazioni.
“Donna non si nasce, lo si diventa.”