“L’invenzione di noi due” di Matteo Bussola

L’invenzione di noi due di Matteo Bussola racconta il mistero che nascondono le storie d’amore, quella forza propulsiva e respingente di un sentimento che si scopre quando lo si narra attraverso la vita.

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L'invenzione di noi due di Matteo Bussola, Einaudi 2020
«Questa è la storia di come mi sia riuscito di tramutare l’amore in cenere e poi la cenere, di nuovo, in amore.»

Parliamo d’amore. Di quello che lega per sempre due persone: l’amore del sacro vincolo del matrimonio. Cosa siamo disposti a fare per mantenere salda la promessa fatta? Quanto e come amiamo in nome di quella promessa, ma soprattutto, siamo in grado di riconoscere cosa potremmo perdere nell’ostinazione dell’eterna promessa?

«Quando ti prometti amore eterno non te lo immagini mica che arriverà un giorno, presto o tardi che sia, in cui la persona che hai scelto inizierà a disprezzare tutto, di te: la tua presenza nella stessa stanza, il tuo odore, il tuo respiro, il gocciolio che fai mentre pisci la sera prima di venire a letto. Ci eravamo detti per sempre, ora non riusciva piú nemmeno a guardarmi. Io, invece, di guardarla non avevo smesso mai.»

L’invenzione di noi due di Matteo Bussola, edito da Einaudi nel 2020, racconta la potenza e il tormento che scatena un amore, in nome di una promessa, nella realtà di tutti i giorni, ai giorni nostri, giorni storti, incompleti e, spesso, incomprensibili.

James Hillman ci ricorda: «Quando ci innamoriamo, incominciamo a immaginare; e quando incominciamo a immaginare, ci innamoriamo.»

Accade ai giovanissimi Milo e Nadia, che si “incontrano” per la prima volta su un banco di scuola, dove senza vedersi mai, l’ultimo anno di liceo, si lasciano messaggi scritti a matita, il primo dei quali dice: “Chi sei?”. Inizia così un lungo e eccitante gioco di immaginazione. Milo la notte sogna Nadia senza averla mai vista, e infatti la ragazza nel sogno non ha un volto, ma lui sa esattamente come è fatta, grazie all’idea che ha di lei attraverso i messaggi che si scambiano.

Sempre Hillman afferma: «Quando l’immaginazione si concentra intensamente sul carattere dell’altro, l’amore segue presto.»

E Milo ama Nadia da subito, ma passeranno anni prima che i due potranno diventare realmente una coppia, e ancora anni prima che il loro rapporto inizi a vacillare, nel silenzio di parole che non vengono dette.

« … per noi, la promessa che ci eravamo scambiati veniva prima di tutto il resto, addirittura prima dell’amore che l’aveva generata. Nadia ora non mi amava piú, ma sapevo che non mi avrebbe lasciato mai. Questo la stava condannando a un’esistenza di profonda infelicità. Per me era piú semplice, perché l’amore che provavo per lei e la promessa che le avevo fatto erano la stessa cosa.»

Nadia e Milo finiscono a vivere in un appartamento che per la maggior parte del tempo è Nadia a occupare, presa dalla stesura di romanzi, che la spingono, negli anni, a rifiutare lavori stabili e duraturi, mentre Milo da subito sceglie di abbandonare la lunga ascesa professionale per diventare architetto, e lavora come cuoco. Nadia non ama l’appariscenza, veste in maniera semplice e stratificata, nascondendosi dietro maglioni larghi da uomo e lunghe sciarpe. Milo esce tutte le mattine, all’alba, per recarsi al mercato e scegliere le primizie per i suoi clienti, ma soprattutto per sua moglie, alla quale prepara cibi genuini e spesso elaborati per prendersi cura di lei.

Per tanti anni il loro matrimonio si mantiene in bilico su questo equilibrio. Lei aspetta lui, e a sera si raccontano la loro giornata: lui legge e approva le pagine scritte da lei, lei ascolta cosa lui ha scoperto chiacchierando con i suoi clienti, con i quali dopo la cena si intrattiene a parlare. Poi, una sera, lei non lo aspetta più in piedi. Comincia a trascurare la casa e se stessa. Lui non si scompone, con premura si sostituisce a lei in casa, continua a sostenerla nella sua ambizione letteraria perché in realtà, nonostante quello che pensa, lui vorrebbe: «sognare invece una donna complessa, dalla sensibilità urticante e l’intelligenza brillante, una donna che mi comprendesse dallo sguardo ma con gli occhi velati da una perenne e indelebile malinconia contro cui nessuno, nemmeno io, avrebbe potuto fare niente mai. Una donna come Nadia.»

Milo si ostina a portare avanti la promessa in nome di un progetto amoroso, un amore che dipende solo dagli sposi che, come dice la parola, appartengono l’uno all’altra, due individui che, rotti per le ferite subite in passato, imparano a ripararsi camminando l’uno accanto all’altra. Ma a volte questo non basta. Non basta se la ferita viene cucita e nascosta, dimenticata e mai più riaperta. Perché la vita, sempre, (ri)nasce dalla ferita.

Milo e Nadia dovranno scendere nel loro Ade, un po’ come accade a Orfeo e a Euridice: esplorare le loro parti buie e le paure più inconfessabili. Perché per amare veramente bisogna prima imparare un po’ a morire. E per saper rinascere assieme i due innamorati devono essere più forti di Orfeo e Euridice, non voltarsi prima di aver capito cosa in realtà nasconde il desiderio che provano l’uno per l’altra.

E l’unico modo che hanno è quello di tornare a immaginarsi.

Milo decide infatti di scrivere un email a Nadia, fingendosi un’altra persona. Nadia decide di rispondere. Nascerà una corrispondenza sempre più fitta e intima che porterà allo scoperto verità nascoste per entrambi. È questo dunque il viaggio degli eroi de L’invenzione di noi due, un passaggio necessario all’amore per riscoprirne l’essenza. La loro corrispondenza diventa una sorta di iniziazione da esperire, dove le parti del maschile e del femminile sembrano invertirsi in nome di una ricomposizione verso l’Unità originaria di cui parla Platone nel Simposio. Milo ha da sempre rappresentato la parte accogliente, accudente e amorevole, Nadia la parte più istintiva, razionale e rigida.

Raccontandosi nelle email che si scambiano, i due coniugi (ri)scoprono ruoli diversi, adottando nuovi punti di vista.

«Era possibile che, nel tentativo di avvicinarmi a lei, io mi fossi perduto? Che il mio amore avesse inghiottito negli anni, come una nebbia, una parte di me che ero io a non voler vedere più? Forse era vero: nel tentativo di non ferirla, fin dall’inizio, non avevo fatto altro che nascondermi.»

A raccontare l’intera vicenda è sempre Milo, la cui personalità da una parte ammalia per la sua dedizione assoluta, dall’altra perturba proprio per l’eccesso di zelo che nasconde in realtà qualcosa di oscuro, ovvero la non-conoscenza di se stesso.

Nadia, dal suo canto, confessa al suo sconosciuto interlocutore: «Odio le sue carezze indecise e apparentemente casuali, il silenzio fra i nostri corpi che cela la speranza di un’iniziativa mia, il suo terrore nel gestire un eventuale rifiuto. Io non ho voglia di sentirmi sempre romantica, non ho voglia di essere sempre guardata con quegli occhi incantati, sono stanca che sia cosí arrendevole, cosí buono oppure cosí orgoglioso, alla somma dei fatti non c’è differenza. Non ho mai preteso che lui fosse l’eroe capace di guarire le mie ferite, e l’eccesso di riguardo mi soffoca quando sconfina.»

Chi sono, allora, i veri Milo e Nadia? Quelli che affrontano le loro giornate ordinarie o gli autori disinibiti della corrispondenza virtuale? O forse sono semplicemente entrambe le cose in quel gioco che è l’amore che deve sapersi reinventare, riscoprirsi, ricucirsi, giorno dopo giorno? Proprio come dice ancora Hillman:

«I rapporti falliscono non perché abbiamo smesso di amare, ma perché, prima ancora, abbiamo smesso di immaginare.»

E può l’amore essere anche paragonato a un romanzo, come dice la stessa Nadia?

«Scrivere un romanzo è come l’amore: l’ispirazione può avere la forma di una folgorazione iniziale, ma poi non procede per scatti brucianti, piuttosto si muove per passi lenti, sentieri tortuosi, e richiede una lunga, difficile fedeltà, mentre la storia man mano si viene formando.»

E gli amanti, da sempre, nel tempo, non è forse vero che altro non fanno se non narrare la loro storia, costruendo trama, sequenze e dialoghi, in cui realtà e finzione non finiscono mai di fondersi?

Scheda del libro:

L'invenzione di noi due di Matteo Bussola, Einaudi 2020

Autore: Matteo Bussola

Genere: Narrativa

Casa editrice: Einaudi

Pagine: 216

Prezzo: Euro 17,00

ISBN: 978-8806242381

 

Chi è Matteo Bussola

L'invenzione di noi due di Matteo Bussola, Einaudi 2020

Classe 1971, è autore dei bestseller Einaudi  Notti in bianco, baci a colazione, (2016 e 2018), tradotto in molti Paesi, Sono puri i loro sogni (2017), La vita fino a te (2018 e 2019), L’invenzione di noi due (2020 e 2022), Il tempo di tornare a casa (2021 e 2023) e Il rosmarino non capisce l’inverno (2022). Per Salani ha pubblicato il libro per ragazzi Viola e il Blu (2021). Conduce una trasmissione radiofonica su Radio 24, Non mi capisci. Tiene una rubrica settimanale su «F» dal titolo Uno scrittore, una donna. Sempre per Salani, nel gennaio 2023 ha pubblicato il romanzo sull’adolescenza e le sue fragilità Mezzamela. La bellezza di amarsi a metà.