Paura di volare di Erica Jong

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Una donna che osa è una donna libera di volare.

“Dagli albori della storia fino a oggi i libri sono stati scritti con lo sperma, non col sangue mestruale.”

Pubblicato negli anni della rivoluzione sessuale, Paura di volare della scrittrice americana Erica Jong non smette mai di essere attuale e di attirare un pubblico di lettrici alla ricerca di se stesse, perché in esso vi ritrovano verità profonde, un’eco al risveglio di quell’inesplorato Io autentico che è il proprio inconscio, abituate a tenerlo sepolto nel timore di percepire un’inarrestabile spinta verso l’alto, fino a sentire spuntare le ali. Non a caso il cognome della protagonista, disinvolta antieroina della letteratura, è proprio Wing, che in inglese vuol lire ala. La protagonista, Isadora Wing per l’appunto, è una poetessa di 29 anni che ha alle spalle la pubblicazione di due libri di poesie erotiche, una carriera di insegnante universitaria, una famiglia ebrea borghese e, soprattutto, una collezione di storie amorose bizzarre e insoddisfacenti. Dopo essersi separata dal suo primo marito, sposato in giovane età e rivelatosi uno schizofrenico che si sentiva la reincarnazione di Cristi in terra, si è legata a un freddo psicanalista freudiano cinese, dopo essere passata da una relazione all’altra, sempre incompleta. Nonostante sia una donna sposata, non smette di sognare la “scopata senza cerniera”, una relazione lampo, è il caso di dirlo, priva di coinvolgimento sentimentale.

“Mi limito a fantasticare continuamente sulla scopata senza cerniera.
La scopata senza cerniera è molto di più di una scopata pura e semplice. È un ideale platonico. Senza cerniera perchè al momento buono le cerniere cadono come i petali di una rosa sfiorita, la biancheria si sparge nel vento come la bambagia di un soffione. Le lingue si intrecciano e si liquefanno.
L’anima scivola come un sospiro nella lingua e poi nella bocca dell’amante.
Nella vera scopata senza cerniera, in quella di prima categoria non si arriva mai a conoscere l’uomo.
Un’altra delle condizioni della scopata senza cerniera è la brevità. E anche l’anonimità: l’anonimità è il massimo.” 

La copertina di “Paura di volare” di Erica Jong.

Le vicende prendono l’avvio durante il volo della protagonista, assieme a suo marito e a uno stuolo di psicoanalisti di diversi orientamenti, verso Vienna, dove si terrà un rinomato convegno di psicoanalisi. Il pubblico sorprende Isadora alle prese con la sua più grande fobia, la paura di volare, che si rivelerà presto un timore fuor di metafora, reale, di spiccare il volo nella sua vita, sia in ambito professionale che sentimentale. Nonostante la sua avvenenza, l’intelligenza l’intuitività, Isadora è insicura, come tutte le donne non si crede mai abbastanza.

“Tutte le donne credono di essere brutte, anche le più carine. Un uomo che capisse questo potrebbe scoparsi più donne di Don Giovanni. Tutte credono di avere un sacco di difetti. Tutte pensano di avere il sedere troppo grosso, i seni troppo piccoli, le cosce troppo grasse, le caviglie troppo spesse. Anche le modelle e le attrici, anche le donne apparentemente così belle da non doversi preoccupare di niente passano il tempo a preoccuparsi.”

Durante il soggiorno austriaco, Isadora incontra Adrian, psicoanalista langhiano, dall’apparenza libertina e disinibita, verso il quale proverà un’attrazione irresistibile, al punto da abbandonare il marito e seguirlo in un viaggio ricco di avventurose peripezie in giro per l’Europa. Qui, dopo un primo momento di entusiasmo e senso di vaga libertà, farà nuovamente i conti con le proprie angosce, fino a scoprire che in realtà l’ambita libertà di una donna non va cercata nell’amore, ma in se stessa, nella propria capacità di saper scegliere, lontana dall’illusione di riempire la propria solitudine con il matrimonio. Il finale del testo è aperto, Isadora torna da suo marito e la narrazione si conclude poco prima che i due si ritrovino faccia a faccia, scelta dell’autrice che sottolinea il trovato coraggio della protagonista di affrontare un momento così cruciale.

“ Ma che cosa non andava nel matrimonio?
Anche se si ama il proprio marito arriva inevitabilmente il momento in cui scopare con lui è come mangiare un formaggio alla panna: riempie, ingrassa perfino, ma niente sapori eccitanti, niente gusto dolce-amaro, niente pericoli. E quello che si vuole invece è un pezzo di Camembert stagionato, un caprino di quelli rari: succulento, cremoso, piccante.
Io non ero contraria al matrimonio. In realtà ci credevo. Era necessario avere un amico sincero in un mondo ostile, una persona con la quale essere solidale in qualunque circostanza, qualcuno che fosse solidale con te in qualunque circostanza. Ma tutti quei desideri che dopo un po’ il matrimonio non riesce più a soddisfare?
La smania, il desiderio, il sangue che pulsa nelle viscere, nella figa, la voglia matta di essere riempita, chiavata in ogni buco, la voglia di champagne secco e baci umidi, del profumo delle peonie in un attico in una notte di giugno, della luce alla fine del molo in Gatsby…non proprio di queste cose, ma di quello che queste cose evocano.”

La pubblicazione del libro in America nel 1973, seguita un anno dopo in Italia, suscitò scalpore tra i critici, al punto che giornalisti si rifiutarono di presentarlo nel timore di scandalizzare la nazione bigotta e puritana. Oggi, a distanza di oltre quarant’anni, può apparire superato in alcuni concetti, ma non in preconcetti. Quante donne si sentono pienamente soddisfatte del proprio fisico e della propria posizione sociale o delle proprie scelte d’amore? Sono davvero libere le donne da se stesse? Se in questo libro potrete dissentire dallo stile spesso scurrile con espressioni colorate alle quali l’autrice sembra essere ricorsa per fare il verso a colleghi contemporanei declamati dalla critica, per evidenziare come in fondo anche una donna può dare piglio in totale libertà e autentica onestà a una propria opera, non potrete non apprezzare quella forza prorompente che spesso, per inutili timori, risultato di perbenismo e tradizioni, soffoca rischiando di restare a terra a osservare il cielo, invidiando la libertà degli uccelli in volo.

Nel 2013 Erica Jong ha pubblicato “Paura di morire”, del quale ha detto: “È la storia di una donna sposata che va in cerca di altri uomini per sentirsi giovane. Ma scopre che sono tutti pazzi, si rende conto che ha queste fantasie ma non corrispondono alla realtà. E capisce che ama suo marito.”