Esiste una relazione fra immagine raffigurativa e scrittura, un punto in cui le due sfere artistiche si incontrano per svelare una dimensione arcana e al contempo universale?
«La pittura è poesia muta e la poesia pittura parlante.» Simonide di Ceo
Da Aristotele a Orazio, da Leonardo Da Vinci a Lessing, fino ai contemporanei come Umberto Eco, il tema della complementarietà fra pittura e scrittura ha suscitato complessi dibattiti, spesso ridotti a una sorta di gara di supremazia di una forma d’arte sull’arte, oppure al dualismo delle categorie spazio-tempo, corpo-anima.
Secondo la poetica simbolista, la poesia deve svilupparsi attraverso le immagini, accostando suoni, colori e profumi.
Trasportato in un flusso di coscienza, il poeta Arthur Rimbaud offe proprio l’emblematico esempio di questa nuova poetica, nella sua lirica intitolata “Vocali”:
«A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno le vostre nascite latenti:
A, nero corsetto villoso di mosche splendenti
Che ronzano intorno a crudeli fetori,
Golfi d’ombra; E, candori di vapori e tende,
Lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi d’umbelle;
I, porpora, sangue sputato, risata di belle labbra
Nella collera o nelle ubriachezze penitenti;
U, cicli, vibrazioni divine dei verdi mari,
Pace di pascoli seminati d’animali, pace di rughe
Che l’alchimia imprime nelle ampie fronti studiose;
O, suprema Tromba piena di strani stridori,
Silenzi attraversati da Angeli e Mondi:
– O l’Omega, raggio viola dei suoi Occhi!»
Rimbaud auspica un nuovo linguaggio, una lingua dell’anima per l’anima. E il poeta non è solo colui che scrive, possiamo aggiungere a questo punto, ma colui che lascia tracce del suo passaggio animale, inteso in senso dell’anima, meglio espresso con l’aggettivo spagnolo “animico”, nel mondo.
Impossessati da immagini interiori, i pittori tracciano su tela, o sui muri o su qualsiasi altro materiale plasmabile segni, parole, colori. In uno stato tra sogno e veglia, disegnano il loro mondo, animati da pensieri, guidati da antiche voci, da un’eco di immagini primordiali.
«Ogni accadimento psichico è un’immagine e un immaginare.» Carl Gustav Jung
Ispirato da note opere letterarie, il pittore, scrittore e poeta Pablo Toussaint ha intitolato una raccolta di suoi dipinti astratti “Classici d’autore”. Attraverso linee e colori, l’artista di adozione astigiana cerca di entrare nello spirito che ha portato una serie di scrittori, oggi famosi, a comporre i loro scritti.
Dai riflessi dorati che baluginano sullo sfondo bianco della tela si intravede uno spiraglio di speranza che probabilmente lo scrittore statunitense Jack Kerouac, autore del romanzo dell’irrequietudine e della ribellione degli anni ‘50 “Sulla strada”, trovò nello studio dei testi buddhisti; dallo sfondo chiaro adombrato da macchie nere, intervallate da improvvise sbavature rossastre, emerge invece l’anima tormentata del poeta e scrittore Charles Bukowski, mentre dai toni spenti del grigio e nervose e sempre più sfumate pennellate di nero, si percepisce la riflessione esistenziale sull’alienazione sociale del periodo a cavallo fra gli anni ’30 e ’60 in Italia, a opera di Alberto Moravia.
Quello di Pablo Toussaint è un esempio di incontro fra immagine e parole che, nel tentativo di entrare nei complessi meandri della psiche degli scrittori, rivela quel fenomeno di trasmutazione artistica dei processi creativi, animati da arcane simmetrie. Le immagini, nei suoi dipinti, si sono caricate di una intensa valenza alchemica, come accade nel viaggio che l’Anima fa dentro di sé.
Per visionare le opere di Pablo Toussaint, la pagina Facebook è: La Pittura visionaria di Pablo T