“L’infanzia non ha tempo. Man mano che gli anni passano bisogna conservarla e conquistarla, nonostante l’età.”
(Emmanuel Mounier)
“Si sveglia il mondo lo accarezza il sole…”
Ogni volta che, a distanza di anni riascolto le sigle dei cartoni animati che mi hanno tenuto compagnia durante l’infanzia, mi rendo conto che molte sono vere poesie che nascondono insegnamenti che fanno parte della me stessa, oggi adulta.
“In quel prato verde come il mare
l’importante è un fiore da trovare”
Siamo tutti alla ricerca di qualcosa, cavalieri, marinai o angeli. La ricerca di un raro fiore è ad esempio al centro della trama di Lulù l’angelo dei fiori. Si tratta del fiore dai sette colori che dopo aver girato il mondo, Lulù scopre essere cresciuto nel giardino dei suoi cari nonni, i quali hanno piantato i semi ricevuti dalle persone che Lulù ha aiutato durante le sue rocambolesche avventure. Ogni seme nasconde il significato della lezione appresa durante ciascuna vicissitudine affrontata. Lulù, discendente degli angeli dei fiori che un tempo convivevano con gli esseri umani, è l’anima pura che può ristabilire l’antico ordine di armonia fra angeli e uomini, fra bontà e malvagità.
E che dire invece del piccolo giardino di narcisi creato dalla dodicenne Sandybell che vive serena in Scozia in compagnia del suo fedele e bellissimo collie, Oliver, circondata da tanti amici e benvoluta da un papà premuroso, maestro del villaggio? Dopo un prologo felice, Sandybell dovrà affrontare una serie di perdite e dolori, prima fra tutte la morte del padre e sarà costretta a lasciare la sua amata terra e imparare a difendersi da un mondo sconosciuto. Un pensiero le scalderà sempre il cuore, il tenero sentimento che è sbocciato in lei e ricambiato, verso il principe ribelle Mark, che ha ballato con lei sotto falsa identità, perché anche lui prima di trovare se stesso dovrà viaggiare a lungo e misurarsi con se stesso. È un principe che vive nel mondo e fra gli uomini, rifuggendo la ricchezza concreta e prediligendo la scoperta del vero tesoro, che è il suo talento per la pittura.
Un verso della sigla del cartone Hello Sandybell dice infatti:
“C’è una strada nella vita
scritta nelle stelle,
prendi al volo cose belle”
Il coraggio di vivere si scopre dunque nelle avversità, come accade alla piccola principessa Sara che da ricca bambina, amata e allo stesso tempo invidiata, si ritrova senza un soldo e con le vesti da sguattera nel collegio in cui suo padre l’aveva mandata a studiare prima di morire.
“Sei un fresco fiore che
Che il vento non può spezzare no no
Perché questo fiore è forte e mai cederà
Vivrà”
Come in molti saprete, Lovely Sara è uno di quei cartoni la cui trama è tratta da un romanzo, La piccola principessa della scrittrice britannica Frances Hodgson Burnett, autrice di altri due noti classici della letteratura per l’infanzia, Il piccolo Lord e Il giardino segreto, anch’essi trasporti in versione anime.
La piccola principessa è uno di quei romanzi che ho letto avidamente più volte davanti al camino durante le feste di Natale, assieme ad altre storie simili, come Pollyanna della statunitense Eleanor Hodgman Porter.
“Pollyanna che sa che in ogni viso
nascosto c’è un sorriso
e lo conquisterà.”
Noi bambine degli anni ’80, circondate, ammettiamolo, da agi e affetti sicuri, restavamo incantate da queste piccole eroine che si ritrovavano, da un giorno all’altro, prive dei genitori, di averi e dimore, e finivano per viaggiare intorno al mondo facendo strani e misteriosi incontri che poi avrebbero cambiato per sempre la loro vita. Da insicure e inesperte, le protagoniste di queste storie si trasformano in audaci e virtuose donne, capaci di tramutare le loro avversità in sane risorse.
Prima di passare all’età adulta, sappiamo tutti che dobbiamo transitare in un regno di mezzo, quello dell’adolescenza, in cui continuiamo a chiederci chi siamo. È in quei momenti che ci aggrappiamo all’immagine di chi vorremmo essere. In questo, le trame delle esuberanti maghette ci hanno fatto sognare, fra incantesimi e travestimenti.
“Yu dolce amica mia è bello che tu sia
vivace svelta e carina come me
poi con la fantasia e un tocco di magia
Yu ora non c’è più e invece Creamy ci sei tu.
Poi Creamy quando vuoi tornare Yu tu puoi
pensarlo basterà e subito accadrà.”
E quando poi capiamo chi siamo, siamo davvero in grado di essere noi stessi? Non sempre la vita ce lo permette, a volte c’è chi sceglie per noi e vestiamo i panni di qualcuno che non sappiamo più chi sia realmente. Ma la vera natura resta sopita dentro noi e anche se violentiamo la parte di noi che teniamo a bada, questa emerge agli occhi del mondo e diventa autentica solo quando troviamo il coraggio di riappacificarci con essa.
“oh Lady, Lady, Lady Oscar anche nel duello che eleganza c’è”
E chi siamo veramente lo capiamo quando troviamo la nostra strada. E, grazie ad alcune di queste storie che ho scoperto sullo schermo nei primi anni della mia vita, ho preso consapevolezza che mi sentivo a casa con una penna fra le mani a inventare storie, proprio come lei, l’eroina ribelle per eccellenza di uno dei più famosi e intramontabili libri per ragazze, Piccole donne, Jo March, alter ego della stessa autrice Louisa May Alcott, che ha detto:
“Per realizzare un sogno, una persona deve superare tante prove.”