Nell’ambito della manifestazione “Un castello di libri”, in corso a Voghera a partire da sabato 26 settembre, l’autrice di origini mantovane Daniela Raimondi ha presentato il suo romanzo epico “La casa sull’argine”, pubblicato dalla Casa Editrice Nord a fine agosto 2020, seguito in una sola settimana da una seconda edizione.
Scrivere una saga familiare, oggi che il genere sembra riscuotere un rinnovato interesse fra il pubblico, sarà sicuramente impresa ostica, visto che l’autore deve cercare di trovare una formula nuova per distinguersi e farsi spazio nella storia della letteratura.
E se invece un vero segreto non esistesse? Se il fascino della saga fosse racchiuso proprio in un sentimento innato all’uomo, un richiamo ancestrale alle proprie radici?
«Si comincia sempre dalla propria storia.» Apre con queste parole la sua prima presentazione live ufficiale del romanzo La casa sull’argine, Casa Editrice Nord, la scrittrice Daniela Raimondi, presso la suggestiva cornice del castello visconteo di Voghera. Dopo numerose pubblicazioni alle spalle, tra le quali soprattutto raccolte di poesie, che le sono valse importanti riconoscimenti e premi, l’autrice ha esordito nella narrativa con una saga che Stefania Auci, reduce dal suo grande successo con I Leoni di Sicilia, edito sempre dalla Casa Editrice Nord, ha definito:
«Vitale, poetico e pieno di passione: grazie a un coro di voci autentiche, trascinanti, questo romanzo racconta una storia indimenticabile»
Dai versi, che con la loro brevità condensano frammenti di realtà, al genere più particolareggiato della prosa, Daniela Raimondi ha superato il grande scoglio che da anni la ostacolava nel completare la narrazione di decenni di storia della sua famiglia di origine. Nata da una idea iniziale di concentrare la narrazione al XX secolo, la trama si è poi ampliata anche a quello precedente, dove le tracce della storia italiana si fanno vivida presenza, così come ci ha tenuto a precisare Elisabetta Balduzzi, libraia attiva sul territorio, ideatrice e presentatrice ufficiale della kermesse vogherese, giunta alla quinta edizione e dedicata quest’anno al concittadino scrittore Alberto Arbasino, scomparso nel marzo 2020.
L’incontro, moderato da Marina Carbone, assessore alla cultura del comune pavese di Montesegale, ha esaltato il connubio tutto al femminile della presentazione, e proprio sulle numerose figure femminili presenti nel romanzo si è voluto porre l’accento. Donne umili, caratterizzate da una grande forza d’animo e che, come ha precisato l’autrice, non si fanno travolgere dalle avversità della vita. Eroine resilienti di una tradizione contadina nostrana che simboleggiano il coraggio di rialzarsi della nostra nazione dall’epoca risorgimentale agli anni di Piombo.
Il romanzo La casa sull’argine Casa Editrice Nord
Libro intimistico e al contempo epico, La casa sull’argine racconta le vicende della famiglia Casadio, contadini semplici e instancabili lavoratori, nel borgo di Stellata, all’incrocio di Lombardia, Emilia e Veneto. L’arrivo sul posto di una carovana di zingari, evento storico del mantovano nel XIX secolo, segnerà per sempre la sorte dei Casadio: il celibe quarantacinquenne Giacomo si unirà in matrimonio con l’eccentrica gitana Viollka Toska, dividendo la grande famiglia in due ceppi, da una parte i sognatori dagli occhi azzurri e i capelli biondi, e dall’altra i sensitivi bruni. I Casadio si ritroveranno così invischiati in una complessa dicotomia fra sogno e realtà, nel perenne interrogativo se è meglio uccidere o inseguire i propri sogni. Non a caso all’inizio del romanzo la Raimondi ha inserito la celebre citazione shakespeariana:
«Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni
e la nostra breve vita
si completa in un sonno.»
E proprio restando in termini di citazioni, l’autrice ricorda che è stato Primo Levi ad affermare che «La vita contadina è sempre un po’ magica.» I due rami dei Casadio, allora, non fanno altro che rivelare un realismo magico connaturato all’esistenza stessa, nel quale è racchiuso il fascino de La casa sull’argine, esempio letterario di un processo di mitizzazione del passato della nostra nazione in un atto magico di ricostruzione attraverso la potenza immaginativa della memoria.