Intervista a Carla Ghisani

Parliamo di poesia, indagando i suoi versi, con Carla Ghisani, autrice della silloge “Prove di volo” edita da Les Flâneurs.

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Intervista a Carla Ghisani. Prove di volo - Les Flaneurs Edizioni - aprile 2022
“Non so parlare dell’emozione
che mi esce dalle costole,
che spinge le ginocchia
nel salto verso il cielo.”

 

Prove di volo di Carla Ghisani, Les Flâneurs Edizioni – aprile 2022, è la raccolta di versi di una anima che si interroga, smarrita, dinanzi all’infinito, e che cammina, sull’orlo della vita, come una ape che bacia il suo fiore.

Dalla durezza alla dolcezza, con la grazia del verso Carla Ghisani emette il suo sospiro per espandere i polmoni oltre uno sterno che preme sul cuore e rischia di imprigionare le parole. Parole che ottengono la massima libertà, forgiate da una penna che si libera del peso di un corpo, di materia quotidiana, di rumori cittadini, di frenesia contemporanea.

Si aprono scenari nuovi, dove gli spazi si dilatano e le membra si sciolgono fino a diventare ali leggere.

Un verso libero, sciolto, quasi selvaggio potremmo definire quello di Carla Ghisani, che esplode come un’urgenza e inonda il foglio di emozioni liquide e immagini icastiche, prevalentemente femminili, come l’acqua, la crisalide e le api, per citarne alcune.

Scheda del libro

Prove di volo di Carla Ghisani. Les Flaneurs 2022

Autore: Carla Ghisani

Genere: Silloge poetica

Casa editrice: Les Flâneurs Edizioni

Pagine: pagg. 152

Prezzo: Euro 13,00

ISBN: 979-1254510667

 

Mi libro in volo ha deciso di fare quattro chiacchiere con l’autrice di Prove di volo per conoscerla meglio e approfondire il suo rapporto con la poesia.

“Rallenta il cuore/ e apre le vene,/ la poesia. Vive in ritardo,/ è un uncino/ che scava lo sterno,/ dal centro della terra/ alla stella polare./”

Ciao Carla e benvenuta nello spazio dedicato alle interviste di Mi libro in volo. Comincio subito col chiederti perché proprio la poesia per inaugurare il tuo esordio?

«Prima di tutti vorrei ringraziarti per la tua ospitalità, e per aver voluto approfondire, con le tue domande il mio punto di vista, sulla poesia. A parte i miei studi classici, al Liceo, non ho mai avuto una precisa formazione o seguito corso di tecnica di scrittura. Non ho mai avuto velleità né di pubblicare, né di voler scrivere qualcosa di strutturato, come un racconto o addirittura qualcosa di più corposo. Credo sia nella mia natura cogliere impressioni, più che seguire una logica stringente.La poesia ha la caratteristica di poter esprimere emozioni anche piuttosto complesse condensandole in poche frasi, in concetti sfumati, o precisi, a seconda del momento, dell’ispirazione estemporanea.»

“La luna/ parla con voce sommessa/ a Venere,/alle nubi,/ alle stelle/, sorelle del mio destino,/ del cammino/ dei navigati esperti,/ alle mani solerti/ del vento. Alla sua carezza/affido il tormento/, l’amarezza/(che una divinità/la tramuti in grazia,/ in infinita dolcezza,/nel respiro/delle api).”

“Prove di volo” rimanda a leopardiane memorie: l’anima sbigottita di fronte alla natura immensa e incomprensibile, e cerca spiegazioni al suo vivere. Ti capita che la poesia ti dia risposte?

«No, non credo che dare risposte sia precisamente ciò che può fare la poesia. Credo che possa far riconoscere a chi ne è predisposto alcune similitudini, affinità del sentire: credo possa tessere ponti fra i cuori delle persone, far riconoscere sentimenti simili, seppur letti attraverso la personale percezione dell’esperienza che ciascun essere umano ‘interpreta’ e vive in modo unico, e spesso non univoco, attraverso le sue personali capacità e caratteristiche.»

“Non ci spiegano quanta forza serva,/ non lo dicono/ alle api/, ai fiori,/ che gli umani/ vivono mille sforzi/ vani/ e quanti/ sanguinosi dolori./”

Questi versi, assieme ad altri, evocano immagini vicine alla poesia confessionale femminile di fine ‘800, in particolare fa pensare a Emily Dickinson. Chi sono le tue muse ispiratrici e che rapporto hai con i classici della letteratura?

«Questo è il classico punto dolente, fra tutte le domande che si possa farmi.Non ho mai letto molta poesia, e non è una bella dichiarazione. Ho sempre odiato studiare secondo il metodo adottato ai tempi della mia  ( peraltro non particolarmente brillante, della serie ‘e intelligente, ma non si applica…’ ) esperienza scolastica. Di conseguenza, il ripetere a memoria (memoria a me fortemente mancante anche se ho una certa memoria eidetica ) mi ha un po’ posto in odio gran parte della poesia scolastica. Ho letto frammentariamente poesia, fino a un libro delle opere complete di Montale che mi regalò mio nonno Giuliano. Quel libro mi è molto caro, ma cerco di non leggere troppe cose di altri autori, perché ho semplicemente una strana fobia di poter emulare involontariamente, per suggestione, lo stile di altri. Ed è strano che, per quanto cerchi di convincermi del contrario, questa resti una delle mie fissazioni più difficili da superare. A mia discolpa, credo dipenda dal fatto che reputo di essere una persona facilmente suggestionabile ( se apprezzo uno stile ) e anche un po’ insicura. Talvolta mi sento talmente in colpa, per questa mia fobia assurda, che cerco di agire di conseguenza, ma ben presto mi ritiro, come una chiocciola, nel mio mondo. È un modo per ‘proteggermi’, o proteggere l’originalità della mia ‘voce’.»

“Il volo galleggiante/ delle api,/ quando carezzano i fiori/ e sondano l’essenza./”

L’immagine dell’ape ricorre spesso nei tuoi versi. Cosa rappresenta per te questo insetto?

«Le api sono la summa del mio amore per gli animali. Sono esseri apparentemente insignificanti, dai quali dipende invece il nostro (quasi intero) ecosistema. Le api sono cellule viventi della natura, esseri che vivono come un organismo unico, coloro che impollinano e che ci donano bellezza, nutrimento, fiori e piante. L’essere cresciuta in un posto di campagna mi ha consentito di avere a disposizione tanto da vedere, e di cui fare un’esperienza fisica, corporea. La natura è la mia dimensione più spontanea. Ho bisogno di stare all’aperto per restare in contatto con me stessa.»

“In fondo,/ sono sempre quella/ che non ha fatto niente/ per uscire/ dal ventre/ della madre,/ quella/ con una mano/ a opporre resistenza,/ che mai ha collaborato./In fondo,/ forse sapevo/ che la vita non è niente,/ che l’uomo nero/ esiste,/ incastrato in ogni animo umano./”

Dalla luce all’ombra, i tuoi versi attraversano il chiaroscuro della vita, rivelando una particolare sensibilità verso la fragilità umana. Chi o cosa è per Carla l’uomo nero?

«L’uomo nero c’è, esiste e fa parte di ognuno di noi. A mio modo di vedere coesiste in tutti, più o meno visibile e ‘pesante’. Poi, in determinate circostanze, talvolta anche senza motivo apparente, prende piede, ci riempie di timori o ci sovrasta. È un po’ il male di vivere, e chi non lo ha sperimentato, specie in questi tempi, tendenti a una inquietante oscurità…»

“L’ansia/ che mi assale in ospedale,/ sui treni/ i particolati dispersi,/ gli infetti./Ogni respiro,/ diventa una preghiera,/ quella strana chimera/ con cui/ non ho mai saputo che fare,/ io,/ che credo nella carne,/ nelle ossa/. (…) Questa città viva e cupa,/ in questi mesi si incrina,/ come se sulle spalle/ portasse il peso/ d’una balena./ E mi dispiace /adesso/ vedere tutti gli umani/ scaraventati/ nel mio mondo capovolto./”

La poesia nella tua silloge si rivela anche memoria, che cattura un dolore e gli dà corpo. Oltre a comporre versi, svolgi una professione che ti porta a contatto con la sofferenza umana, con quel filo sottile, invisibile e misterioso, che unisce i corpi alla vita. Nei versi appena riportati si coglie la cupezza che ci ha assalito nel periodo della pandemia. Quanto ha influito per te la passione poetica in quei momenti?

«Per le caratteristiche del mio lavoro, e per garantire continuità assistenziale, specie ai malati fragili, quali sono quelli oncologici, abbiamo continuato a lavorare, anche nel periodo dei primi Lockdown. Vedere una città che va sempre di fretta, come Milano, fermarsi, dover stare lontano dai miei cari per non portare a casa qualcosa di pericoloso, è stato difficile. Una sensazione alienante. Scrivere mi ha aiutato, come sempre, a limitare la portata dell’ansia, delle ombre. Ho scritto tanto, mi  sono molto rifugiata nei miei pensieri. Credo che davvero esprimere quello che sentiamo, nei modi che ci sono più consoni, sia una mezzo per elaborare ciò che viviamo per come lo viviamo, per cercare di armonizzare la nostra realtà interiore con quella esterna, per cercare di farne combaciare almeno alcuni lembi.Nel mio caso, scrivere è una salvezza. È un modo di portarmi in salvo.»

“Ci sono/ persone fragili,/ fatte d’aria,/ che volano senza peso./E quelle solide,/ di roccia e pietra,/ le trattengono a terra,/ fanno/ da contrappeso./Le une/ han bisogno delle altre/ per ergere sogni,/ per disegnare/ vetrate di cattedrali./”
Prove di volo di Carla Ghisani. Les Flaneurs 2022
L’autrice Carla Ghisani, classe 1969, è nata a Cremona. Ha abitato in varie regioni e città d’Italia. Si definisce: onnivora, atea, esteta, tendenzialmente
apolide, ama le parole, gli spazi aperti, le piante, gli animali, umani inclusi. Il mare e il cielo, sopra ogni cosa.

 Ti senti più aria o roccia?

«Mi  sento talvolta roccia, talvolta aria. Alla fine l’importante è capire che ruolo avere, che forma assumere, e come viverla, nel momento più opportuno.»

“Al sogno./Che ci accompagni sempre,/perché le ombre esistono/solo perché esiste la luce.”

Nella tradizione poetica il sogno oscilla fra un ricordo passato e un afflato futuro. Per te cosa significa sognare in un’epoca incerta e confusa come quella che stiamo attraversando?

«Sognare secondo me è quasi illegittimo, in questo periodo storico. È necessario, certo, ma bisogna cominciare a farlo tenendo i piedi per terra. Questa Terra che abbiamo davvero eccessivamente sfruttato, con una tracotanza che davvero mi lascia senza fiato. Abbiamo passato più di due anni a combattere per i nostri malati fragili, per queste persone, che ho avuto il netto sentire fossero giudicate ‘sacrificabili’ (anziani, malati, fragili, persone con co-patologie) e subito dopo si scatena una guerra come quella in corso. Credo sia ora di cominciare a sognare un mondo diverso. Dove cercare di tutelare il futuro (di tutti gli esseri viventi, non solo dell’essere umano) perché senza futuro non ci sono sogni.»

 “Perdere lo stupore:/questo, per me,/è il vero dolore.”

Concludiamo la piacevole chiacchierata con te con questi tuoi versi che trovo davvero incisivi per riassumere “Prove di volo”. La conoscenza nasce dallo stupore, dal continuo interrogarsi, dall’indagarsi, un uscire da noi stessi e entrare in noi stessi, un lavorìo che spesso stanca, ma che è necessario per uscire dal dolore. La poesia può aiutarci a (ri)trovare noi stessi?

«La poesia è una strada, verso gli altri, ma soprattutto verso se stessi: è un suggerimento emotivo, si può sussurrarlo solo a chi ha desiderio di seguire un filo di Arianna, che riporti verso nuovi orizzonti aperti, verso qualcosa che sentiamo, profondamente, intimamente richiamare la nostra essenza più profonda.»

 

“Dove nascondo l’anima,
non so.
In un labirinto
fitto di siepi,
in piena luce.