Autrice di romanzi storici, attualmente nelle librerie con l’appassionante “Una storia privata. La saga dei Morando” Edizione Piemme, Carla Maria Russo risponde alle domande di Mi libro in volo.
Benvenuta nello spazio dedicato alle interviste agli autori. È con immenso piacere che Mi libro in volo ospita una voce importante come la sua nel panorama della narrativa italiana che si distingue per la maestria nel ritrarre personaggi femminili storici. Come si legge nella sua biografia, ama trascorrere molto tempo presso le biblioteche, dove si isola per portare avanti ricerche storiche. Le chiedo subito, allora, cosa prova quando si ritrova circondata da volumi e da voci del passato?
«La ricerca storica è sempre stata una delle mie grandi passioni. Non solo quella che si studia attraverso i testi di storiografia disponibili in commercio, quanto quella che si costruisce andando a cercare le “fonti primarie”, ovvero i testi originali, antichi. Una delle più forti emozioni che ho vissuto si è verificato quando, nella biblioteca nazionale di Firenze, ho avuto tra le mani un codice del XIII secolo e ho potuto sfogliarlo e leggerlo (impresa non così facile!). Da quei testi emergono storie meravigliose, spesso del tutto sconosciute, avvincenti, modernissime, che toccano i grandi temi della vita umana e che mi hanno suscitato la voglia di raccontarle.»
La storia e i personaggi femminili, come sopra accennato, sono le peculiarità delle sue ricerche. Da dove nasce questo interesse e quale è stato il primo personaggio che l’ha conquistata, al punto da inserirlo in un suo libro?
«Io sono molto attratta dalle storie che incontro, a prescindere dal fatto che i protagonisti siano uomini o donne. Mi attrae la loro vicenda umana, i temi che essa pone alla mia attenzione e la sua modernità. Tanto è vero che il primo personaggio cui mi sono dedicata è stato un uomo, Farinata degli Uberti, del quale, consultando gli scritti degli antichi cronachisti, ho scoperto una incredibile epopea personale che si fondeva con quella di un’intera città, Firenze, in un periodo drammatico della sua storia (la guerra civile tra guelfi e ghibellini) e che mi ha avvinto per la grande modernità dei temi che poneva, quelli della passione politica e della coerenza con le proprie idee, spinta fino a sacrificare tutto: la vita propria e quella dei figli, il patrimonio familiare, le memorie.»
Ha esordito come autrice per la casa editrice Il Battello a Vapore con romanzi storici per ragazzi. Come è riuscita a conciliare il lavoro di documentazione storica all’aspetto narrativo nell’intento, se c’è stato, di invogliare all’amore per la materia, il giovane pubblico?
«La documentazione storica è uno dei presupposti fondamentali per scrivere un buon romanzo. L’autore deve conoscere alla perfezione l’ambiente nel quale di muovono i suoi personaggi, perchè solo all’interno di un contesto molto realistico, credibile e fedele i personaggi possono muoversi a loro agio, essere a loro volta credibili, reali e psicologicamente approfonditi. La documentazione storica non deve mai essere usata in modo didascalico, per chiunque si scriva, ragazzi o adulti, ma sempre e solo strumentale: serve all’autore per ricreare lo scenario realistico e fedele nel quale i protagonisti si muovono.»
Protagoniste dei successivi romanzi sono donne che hanno fatto la storia, chi in maniera più eclatante, chi meno. Partendo dalla prima, Costanza d’Altavilla de “La sposa normanna”, l’immagine che ne ritrae si distingue per le difficili prove affrontate, fra le quali quella della maternità, tema ricorrente in molti altri romanzi. Divise fra sentimenti e ragion di stato, molte delle sue eroine vivono l’aspetto materno nelle più svariate sfumature: dalla sofferenza alla rivalità, dalla rinuncia alla perdita. Con quale delle sue protagoniste ha condiviso emozioni che l’hanno riportata, in qualche modo, a un universo femminile vicino al suo?
«Scegliere non mi è possibile perché tutte mi hanno regalato fortissime emozioni, consentendomi di affrontare, tramite la loro esperienza, temi molto cari al mio cuore: i nodi familiari, il rapporto con la maternità, il ruolo sociale delle donne, il potere esercitato nei loro confronti dagli uomini e dalle convenzioni sociali, la loro determinazione a lottare contro gli stereotipi più oppressivi, per affermare se stesse. Tutte le donne di cui mi sono occupata sono state, in forme e modi diversi, interpreti di queste tematiche e, in qualche modo, tutte hanno dovuto lottare, a volte vincendo, a volte soccombendo, per affermare se stesse, il proprio punto di vista, la propria personalità ed esigenze.»
Non mancano nei suoi romanzi figure maschili che lasciano il segno, come il coraggioso Farinata degli Uberti, protagonista de Il cavaliere del giglio o il re di Francia Luigi VI de La sposa irreverente, fino ai più recenti Pietro Morando della saga omonima o Luigi de L’acquaiola. Sono tutti personaggi che si misurano con donne forti, dall’indole ribelle. Ne L’acquaiola, Luigi viene cresciuto dalla giovane Maria, che diventa per lui un solido punto di riferimento nei momenti di sconforto e di decisioni importanti. Luigi, e successivamente suo figlio Ermes, si affidano a Maria, simbolo di sapienza e resilienza. Come definirebbe il confronto fra il maschile e il femminile nelle sue storie?
Gli ultimi romanzi pubblicati si differenziano dai precedenti per un’ambientazione storica sempre più vicina ai giorni nostri. Come mai questo salto?
«Perchè io mi lascio attrarre dalla storia privata, non dal periodo storico. Quindi possono attrarmi storie ambientate in qualsiasi periodo.»
In conclusione, ringraziandola per la disponibilità e gentilezza, vorrei chiederle di salutare i lettori di milibroinvolo con una frase pronunciata da una delle sue indimenticabili eroine che secondo lei può essere da monito all’amore per la cultura.
“Se le ore che dedichi allo studio non sono sufficienti per imparare, significa che ce ne voglio di piu”»