Esiste un popolo che si sveglia quando molti dormono. È il popolo della notte, di chi sussurra parole al microfono per tenere compagnia ai solitari, agli insonni, a chi di notte lavora. Sono voci, non volti, sono idee, menti e parole. Biagio Morelli è un dj, ex reporter, che decide di accettare un impiego per dirigere un programma radiofonico notturno su Radio Network e la sua vita presto prenderà una nuova piega, più avventurosa, con la ricomparsa di una persona a lui molto cara. La vita alla radio diventerà perciò il filtro di una narrazione dai numerosi risvolti. 137 di Lucio Salamone, edito da Letteratura Alternativa Edizioni, racconta infatti una storia dall’impianto narrativo poliedrico, che spazia dalla tensione del genere thriller al nostalgico romanticismo della giovinezza, fino alla vivacità poliziesca. E poi c’è la passione per la musica, la voglia di inseguire il proprio sogno di una band di giovani musicisti che cercano di farsi spazio in un mondo difficile, con il loro amore per il rock, simbolo di ribellione, quello che anima le generazioni ancora inesperte della vita. «La festa era riuscita bene e sentire l’affetto dei loro amici, per ora anche unici fans sfegatati, li aveva caricati come delle molle, pronte a rimbalzare tra i mille progetti che avevano in mente.» A fare da sfondo alle vicende, la città brumosa di Asti che si anima nel suo autunno piovoso, accentuando l’atmosfera, a tratti cupa, della trama. «Il vento era arrivato all’improvviso, energico, potente. Senza chiedere permesso sbatteva sulle imposte delle finestre, muoveva le tende nei negozi, scuoteva i rami degli alberi che resistevano alla sua forza, sfregando rumorosamente sulle foglie intrise dei colori della primavera.» Proprio come il vento, c’è un richiamo che ulula nell’anima insoddisfatta di Biagio, ed è quello del pericolo e della ricerca, che si fa sentire più forte quando Evelyn, photoreporter freelance, riappare d’improvviso nella sua vita. Evelyn così misteriosa e audace, il suo amore giovanile, degli anni spensierati e incoscienti, Evelyn lo riporta sulle tracce di passioni mai sopite, quella dell’indagine e di una persona che ha sempre contato per lui. «Si sentiva come un naufrago su una spiaggia, come se fosse stato troppo tempo ad aspettare una nave, ormai già su un’altra rotta: solo ora si accorgeva, alle sue spalle, del continente da esplorare.» Fra ricerche, pericoli e misteriosi intrecci, la narrazione scorre rapidamente, soprattutto grazie al ritmo serrato dei capitoli brevi e ai dialoghi incalzanti. Ciascun capitolo vive apparentemente di vita propria, per poi ricongiungersi in un unico fil rouge che guida tutta la vicenda, quello di un caso avvincente da risolvere che riguarda una sostanza misteriosa, il cesio 137. Un debutto ben riuscito quello di Lucio Salamone, giovane autore astigiano che si misura con la sua passione di autore in erba, amante del giallo e del mistero, ma non solo, la sua abilità narrativa rivela infatti una padronanza non da poco per gli autori esordienti contemporanei. Scheda del libro: Autore: Lucio Salamone Genere: Narrativa Casa editrice: Letteratura Alternativa Edizioni Pagine: 184 Prezzo: Euro 14,90 ISBN: 978-88-31468-02-2 L’opera in copertina, dal titolo “Ancestrale”, è dell’artista Pablo Toussaint Chi è Lucio Salamone: Classe 1977, Lucio Salamone vive a Monale con la moglie Sara e la figlia Emma. Svolge la sua attività di architetto nella città natale, Asti. Appassionato di musica, suona la chitarra in una cover band locale. Legge in continuazione e scrive per passione. Dedica i suoi racconti agli eroi del quotidiano, come i protagonisti del suo romanzo di esordio, 137 pubblicato nel 2020 da Letteratura Alternativa Edizioni. Ascolta il podcast di Letteratura Alternativa Edizioni dedicato al libro recensito.«Lui, però, non si sentiva un divo come alcuni suoi colleghi, ma più una persona comune che di notte parlava alla gente.»
137 di Lucio Salamone
Intervista a Caterina Ambrosecchia, autrice di romanzi dalla scrittura immersiva nel sud dell’anima
I libri per il 2021. Segno per segno
«Incolperà l’uom dunque sempre gli dei?
Quando a se stesso i mali fabbrica,
dei suoi mali a noi dà carico
e la stoltezza sua chiama destino.»
Odissea è il lungo viaggio dall’eroe greco Ulisse verso casa, dopo aver partecipato alla lunga guerra di Troia. Finalmente, dopo anni trascorsi a combattere, durante i quali ha dato prova della sua innata astuzia, l’eroe si imbarca per far ritorno alla sua Itaca. In letteratura quello di Ulisse rappresenta il viaggio dell’eroe per antonomasia, un passaggio iniziatico alla scoperta di se stesso. Nonostante il tragitto da Troia a Itaca sia geograficamente breve, il viaggio di Ulisse si protrae per dieci anni. Ogni volta Itaca sembra più vicina, ma una forza esterna frena l’eroe dal metter piede finalmente sulla sua isola. Dal Mar Egeo Ulisse, prima di far ritorno a casa, approderà alle attuali Malta, Sicilia, Campania, Corsica fino allo stretto di Gibilterra. Il nome dell’eroe omerico, in greco Odisseo, vuol dire multiforme. Personalità versatile e scaltra, nel suo lungo peregrinare Ulisse affronterà personaggi mostruosi, incantatori, tentatori. Fra tutti, il nemico più temuto è Poseidone, che sfoga sull’eroe le sue ire di dio vendicativo. La divinità marina, nonché tellurica, incombe su Ulisse come una grave e costante minaccia. Ma Ulisse affronta il suo viaggio con estrema lucidità e non si tira indietro da alcun pericolo. Il coraggio è una prerogativa del segno del Leone, che sa di poter superare le sfide a testa alta. Un po’ naufrago un po’ abile marinaio, il Leone come Ulisse si scontrerà con sé stesso prima di tornare a casa e ricongiungersi alla sua amata e paziente consorte Penelope, che con il suo lento tessere la tela ha dato prova di saper accogliere e domare il tempo con saggezza. Vergine: Cambiare e rinnovarsi. Mettere ordine alla confusione. Il momento del raccolto. Vela bianca di Sergio Bambarèn «… per chi ha finalmente trovato la pace in se stesso e compreso l’essenza della mortalità fisica, il tempo diventa un silenzioso compagno, un tesoro, uno stimolo ad apprezzare ogni momento della propria vita senza darlo per scontato.» Quando la quotidianità asfissia e impedisce di cogliere il bello in quanto ci circonda, allora forse è giunto il momento di fermarsi un attimo a riflettere. Lo hanno capito Micheal e Gail, marito e moglie neozelandesi decisi a salvare il loro amore, che partono su una imbarcazione poco stabile per attraversare le acque dell’emisfero australe verso terre che non sono segnate sulle carte geografiche, con l’obiettivo di ritrovare l’equilibrio perduto e scoprire nuove spinte vitali grazie a una avventura che si rivelerà miracolosa. L’elemento magico del romanzo di Sergio Bambarèn, autore di origini peruviane, è proprio un libro, donato alla coppia protagonista da un anziano libraio, dalle pagine vuote che si riempiranno nel corso del viaggio. Durante la loro traversata, i due innamorati si lasciano guidare dall’intuito, in pieno oceano, senza coordinate geografiche, per trovare, infine, la giusta rotta che farà scoprire loro il valore del tempo e della vita che intendono condurre. Sempre presente a se stesso, infaticabile lavoratore e dedito all’analisi di ogni situazione, il segno della Vergine spesso si fa sopraffare dal desiderio di vedere l’ordine esteriore, dimenticando quello interiore. Arrestando per un attimo la sua corsa mentale, perdendo la rotta della razionalità, potrebbe risultare più facile cogliere soluzioni a lungo inseguite che sfuggono al controllo. Bilancia: Il momento del divertimento. Leggerezza e profondità. Gioco e realtà. Zia Mame di Patrick Dennis «Sono stato nel paese delle meraviglie con te, come al solito. Invece adesso vado a New York, col prossimo traghetto.» Alla morte del padre, il piccolo Patrick Dennis, dieci anni, viene affidato all’eccentrica zia Mame Dennis. La donna, raffinata e dedita a una vita mondana assai vivace, vive, servita da un maggiordomo giapponese, in una elegante abitazione di Boston. Entusiasta di prendersi cura del suo nipotino, cercherà di impartirgli una educazione libera da prescrizioni sociali, rischiando di metterlo ripetutamente in imbarazzo. Il tenore di vita della donna subisce presto il tracollo a causa del famoso venerdì nero del ’29. Incapace di gestire una attività lavorativa, proprio durante un esilarante pasticcio nella compilazione di alcune fatture, la donna incontrerà l’amore e convolerà presto a nozze, riconquistando il suo prestigio. Presto vedova, dopo un lungo anno di tristezza, si rimette in piedi tentando la carriera di scrittrice e continuando ad avere la cotta facile. Patrick, nel frattempo adolescente, veglia affettuosamente sulla zia con la quale ha instaurato un singolare ma forte legame familiare. Dai rapporti sempre più bizzarri con giovani e meno giovani, presa dal senso umanitario dell’adozione di alcuni ragazzi inglesi fuggiti dalla guerra, zia Mame vivrà accanto al nipote rocambolesche ed esilaranti avventure, tra fraintendimenti e incontri bizzarri, che permetteranno al ragazzo di affrontare la vita con spirito lieve e allo stesso tempo responsabile. Senza rendersene conto, Patrick è diventato un uomo che, grazie alla costante e spesso ingombrante presenza della zia Mame, ha imparato a non abbattersi dinanzi alle avversità. Ecco la lezione che il segno della Bilancia apprende dopo un lungo periodo di difficoltà: approcciarsi alla vita con un atteggiamento più leggiadro, mantenendo il suo consueto e raffinato savoir faire. Scorpione: Difficoltà ad adattarsi. Togliere i bastoni tra le ruote. Cercare opportunità di cambiamento. Sei come sei di Melania Mazzucco «Adeguarsi alla realtà costava meno fatica. Forse questo significava maturare. O semplicemente vivere. Così aveva cominciato a proibirsi di desiderare ciò che sapeva di non poter avere.» La dodicenne Eva crede di aver ucciso sotto un treno un suo compagno di scuola, che ha spinto per sbaglio durante un litigio. Spaventata, fugge da Milano nel suo giaccone color malva alla ricerca di Giose, che si è trasferito sugli Appennini. Alla morte del suo amato compagno Christian, insegnante di letteratura latina cristiana, Giose, musicista rock maledetto e tormentato da antichi fantasmi interiori, si è rintanato in se stesso, segnato dalla sofferenza di una doppia perdita. Eva, infatti, è stata affidata a uno zio. Eva è la bambina che Christian e Giose hanno adottato dopo un lungo e sofferto viaggio in Armenia. La giovane adolescente è piena di dolore dopo essere stata strappata a un legame pieno di amore che Christian e Giose hanno sempre saputo donarle. La storia che racconta la Mazzucco è sanguigna e verace come il modo di affrontare la vita dello Scorpione, che non abbassa facilmente la testa davanti ai limiti imposti. Quella di Eva e dei suoi due papà è una storia complessa, come il temperamento di questo segno, anche nella diversificazione dei piani temporali che si intersecano fra loro e nella abilità di raccontare la passione per la storia dell’arte attraverso l’intreccio di vicende drammatiche e al contempo romantiche. Il lungo e articolato viaggio di Eva alla scoperta di verità nascoste sul suo passato rappresenta il tortuoso percorso che il segno dello Scorpione percorrerà per imparare a rinnovare le circostanze intorno a sé. Sagittario: Parlare per conoscere. Le relazioni al centro. L’espansione. Mille splendidi soli di Khaled Hosseini «I ragazzi, aveva capito, trattavano l’amicizia alla stessa stregua del sole: ne davano per scontata l’esistenza e traevano il massimo godimento dal suo splendore solo quando non lo guardavano direttamente.» In un Afghanistan segnato dall’invasione delle truppe sovietiche, alla fine degli anni ’70, che ha decretato il declino artistico di una civiltà che cominciava a promuovere l’emancipazione femminile, i destini di due giovani donne, Mariam e Laila, si intrecciano drammaticamente tra loro per dar vita a un solido legame di amicizia. La prima è una harami, una bastarda, cresciuta nella parte alta di Herat in una kolba, casa di legno, ed è stata presto privata dei più cari affetti; la seconda è nata a Kabul ed è cresciuta circondata dall’affetto del padre che le ha inculcato l’amore per la cultura, dei fratelli e del suo più caro e innamorato amico Tariq. Rimasta orfana in seguito a un assalto militare della città, e incinta, Laila si ritrova sposa di Rashid, di cui Mariam è la prima moglie che non ha saputo dargli un figlio. Da un esordio circospetto, la loro amicizia presto sfocerà in un sentimento profondo, di rispetto e complicità, che le renderà forti dinanzi alle drammatiche avversità che la vita riserverà loro. La forte amicizia che lega le due protagoniste di questo intenso e avvincente romanzo di Hosseini ben si adatta al percorso del Sagittario che impara a mettere a servizio degli altri la sua temerarietà, scoprendo risorse preziose in sè stesso attraverso il valore della coesione sociale. Capricorno: Monetizzare il passato. Cercare nuove soluzioni. Liberarsi delle responsabilità. Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas «Per quanto temprati al rischio possano essere gli uomini, per quanto possano essere avvertiti del pericolo, capiscono sempre, dal fremito del loro cuore e dal brivido della loro carne, l’enorme differenza che esiste fra il sogno e la realtà, tra il progetto e l’esecuzione.» Edmond Dantès è tra i marinai più amati della storia della letteratura. All’epoca della restaurazione borbonica, Dantès, innamorato di Mercédès, che presto sposerà, è in attesa di essere promosso a capitano della nave mercantile Pharaon. Vittima dell’invidia dello scrivano Danglars che indice ai suoi danni una trappola, Dantès viene accusato di bonapartismo. Solo, privo di denaro, protezione e amore, è condannato a trascorrere il resto della sua vita nella prigione del Castello d’If. Quando sta per arrendersi alla sua sorte, sopraffatto ormai da stanchezza, delusione e disperazione, la conoscenza dell’abate Faria, un vecchio prigioniero che da anni scava un tunnel per fuggire dalla prigione, gli regalerà una nuova speranza. Liberatosi ed entrato in possesso di un tesoro, Dantès tornerà in Francia sotto mentite spoglie per ordire la sua vendetta ai danni di Danglars. Tuttavia, Dantès si rivelerà un uomo dai nobili intenti, padrone delle sue passioni e decisioni. Così come il protagonista del romanzo, dopo un lungo e penoso isolamento, riesce a tenere durevolmente in scacco i suoi nemici, dimostrando la sua tempra lucida e razionale, così il Capricorno coglie in sé stesso la capacità di valutare con realismo la sua condizione, imparando a sfruttarla a suo vantaggio, ottenendo un prolifico successo e dignitoso riconoscimento. Acquario: Idee prendono forma. Agire con circospezione. L’intuizione, una facoltà da utilizzare. «Si stancò dell’incertezza,del circolo vizioso di quella guerra eterna che lo ritrovava sempre nello stesso luogo, ma ogni volta più vecchio, più sfinito, più ignaro del perché, del come, del fino a quando.» Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez In un intreccio complesso di personaggi e avvenimenti che abbracciano un arco temporale di cento anni, dal 1830 al 1930,Gabriel García Márquez regala l’incantevole e magico ritratto della famiglia Buendia attraverso sette generazioni, nella immaginaria città sudamericana di Macondo. A fondare la città è Josè Arcadio Buendia che. dopo aver commesso un omicidio, fugge dalla sua città con la moglie Ursula e alcuni amici. Il viaggio, lungo e impervio, ha l’obiettivo di raggiungere la costa atlantica del Paese. Durante una notte, Buendia sogna una città fatta di ghiaccio che decide di chiamare Macondo. Il famoso incipit è focalizzato sul suo secondogenito Aureliano, primo nato a Macondo: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito». Sin dai primi capitoli, e in particolar modo nella figura dello zingaro Melquiades che trasmette a Josè Arcadio la passione per l’alchimia, si intravede l’aspetto surreale del romanzo che caratterizza l’intera vicenda, in cui si alternano le vite dei numerosissimi e spesso bizzarri personaggi, in uno strabiliante intreccio di destini, ambizioni, passioni e credenze. Cent’anni di solitudine è dunque il libro che ben si adatta alla mente intuitiva del segno dell’Acquario per l’originalità della struttura, circolare e labirintica, nella quale saprà abilmente districarsi, fino a smascherare l’intento dell’autore in un epilogo sorprendente e geniale. Pesci: Nuovi semi da piantare. Andare contro corrente. Fare un gran respiro e vedere un mondo nuovo. Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi «In quel momento un fulmine le era balenato in testa e all’improvviso le era tornata in mente la storia di quel caffè. Il caffè che vi porta indietro nel tempo.» In una centenaria e leggendaria caffetteria giapponese accadono cose speciali quando ci si siede a bere il caffè. Fin quando questo è caldo, è infatti possibile rivivere un momento della propria vita che si rimpiange, in cui si è fatta la scelta sbagliata o si è lasciata andare la persona più importante. Lo sanno bene, e a loro spese, Fumiko, Kotake Hirai e Kei, ciascuno alle prese con il proprio cruccio, sentimentale e familiare. Misteriosa e sfuggente come la personalità dei Pesci, la trama di Finché il caffè è caldo, romanzo amatissimo dal pubblico e che ha il suo seguito in Basta un caffè per essere felici, trasporta in una dimensione magica e a-temporale, dove si potrà nuotare in acque travolgenti e riemergere con nuove consapevolezze. Se nel passato non abbiamo fatto la scelta giusta, allora non è tardi per rimediare. È il presente la nostra possibilità, il momento in cui scegliere e cambiare. Basta con i rimpianti e i rimorsi, sembra sussurrarci l’autore: come davanti a una tazza di caffè, possiamo imparare a sorseggiare la vita, assaporandola e amandola, attimo dopo attimo. Buon 2021 di letture che aiutino a scoprire l’eroe che è in ognuno di noi.Consigli di lettura dagli autori – Libri che salvano
Il 2020 è stato un anno difficile. Un anno in cui abbiamo fatto i conti con incertezze e restrizioni, fuori e dentro di noi. E se nei primi mesi tutto appariva confuso e inaccettabile, pian piano abbiamo cominciato ad ancorarci a piccole abitudini per affrontare l’isolamento e sconfiggere il senso di solitudine. Una di queste, per molti, è stata la lettura. Ma se prima rubavamo il tempo ai mille impegni che ci sovrastavano per riuscire a terminare un romanzo, durante i lockdown quella che per noi era una consuetudine e che per altri ha rappresentato una riscoperta, ci ha spinti a fare i conti con un nuovo tempo, a silenzi mai provati, a momenti di pause impreviste. Ci siamo adeguati al tempo sospeso e a stati d’animo fino a quel momento sconosciuti, ritrovandoci a selezionare i libri da leggere, perchè non sempre è risultato facile abbandonare i pensieri e lasciarli perdere fra le pagine. Siamo andati alla ricerca di libri che potessero, in un certo senso, salvarci. Abbiamo capito che l’amore per la lettura può avere, per noi, inaspettati risvolti. Ce lo spiegano anche gli autori che nel 2020 Mi libro in volo ha intervistato. Ciascuno di loro ha scelto un libro da consigliare, un libro che in qualche modo ha permesso di alleggerire i momenti di sconforto o di regalare ore di piacevole distrazione. Bianca Cataldi: «Fra i libri usciti nel 2020 e tradotti anche in italiano, opto per Le gratitudini di Delphine De Vigan, Einaudi. È un libro che, con delicatezza e sensibilità, affronta il tema dell’anzianità e della graduale perdita del sé nella malattia. A fare da contraltare a questo senso di smarrimento c’è però il sostegno delle persone amate, con cui non sempre si hanno necessariamente legami di sangue e che spesso si trovano ad attraversare la nostra vita quasi per caso e per poco tempo, ma comunque lasciano un segno indelebile. È un romanzo sull’importanza delle parole, su come il linguaggio ci definisce e ci dà forma e storia, nonché identità. Una lettura estremamente piacevole e scorrevole nonostante i temi profondi trattati.» Carla Maria Russo: «Fra i libri che mi hanno tenuto compagnia in questo anno, scelgo Terra Alta di Javier Cercas, edito in Italia da Guanda, un romanzo profondo, originale e avvincente, un giallo che travalica il genere, come tutti i buoni romanzi, narrato mantenendo sempre viva la tensione e serrato il ritmo, senza le lungaggini e le ridondanze cui spesso si abbandonano i narratori spagnoli, Cercas incluso. Cristina De Stefano: «Devo essere sincera, il libro che mi ha salvato durante il primo lockdown non è niente di particolarmente impegnato. Avevo il cervello bloccato. Passavo troppo tempo a leggere le notizie del Covid. Poi un giorno ho scaricato l’audiolibro in inglese (letto meravigliosamente da Jeff Harding) di Killing Floor, il primo della serie di thriller Jack Reacher scritti da Lee Child, dal titolo italiano Zona pericolosa. Ed e’ stato amore a prima vista. Durante quei mesi cupi, quando arrivava la sera, ascoltavo i vagabondaggi rissosi di Jack Reacher, ex militare che gira gli Usa in autostop con in tasca solo uno spazzolino da denti, e mi sentivo invincibile come lui. Mi ha divertito immensamente. In Italia lo traduce Longanesi.» Alberto Grandi: «La mia scelta senza ombra di dubbio è Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, un romanzo labirintico, in cui perdersi e scordarsi della realtà tediosa che ci circonda oggi per immergersi in una vicenda incredibile, su una famiglia e su un villaggio che sono metafora della specie umana e del nostro destino. Ha una trama che ricorda una spirale, con il suo succedersi di generazioni e di uomini e donne che finiscono sempre col commettere gli stessi errori come se fossero condannati a un destino ineluttabile, e ha una prosa che parte lenta e diventa sempre più veloce e densa.» Le autrici di Storie sbagliate Serena Pontoriero: «In primavera ho letto il breve romanzo Il mondo alla fine del mondo di Sepulveda edito da Guanda e che non è fra i suoi più conosciuti. Consiglio di leggerlo a chi ha bisogno di grandi spazi, emozioni e avventura. Ambientato in Cile, il protagonista è un giornalista vicino a Greenpeace che parte per fare un’inchiesta sulla caccia selvaggia di balene. La descrizione della navigazione fra baie e stretti, se saprete fare astrazione dalla geografia, vi farà sognare. Vivrete a bordo di un peschereccio, sentirete freddo, vedrete paesaggi, comprenderete gli uomini e, se avrete fortuna, ammirerete il dorso del più grande animale al mondo! Accompagnato da un forte messaggio a favore dell’ecologia, Il mondo alla fine del mondo offre un’esperienza di viaggio quasi onirica.» Ilaria Negrini: «Lezioni di volo e di atterraggio è l’ultimo libro pubblicato, da Einaudi, di Roberto Vecchioni, cantautore che da molti anni scrive romanzi bellissimi. Questo non è un romanzo, è il racconto di un periodo, intorno agli anni Ottanta, in cui insegnava al liceo. È il racconto delle sue lezioni, dei dialoghi con gli alunni, della sua amicizia con Alda Merini. Cercava di far ragionare i ragazzi perché non accettassero una realtà già costituita, perché non restassero mai passivi e, attraverso la conoscenza delle cose e delle parole, potessero essere persone capaci di affrontare ogni aspetto della vita e sapessero sempre far emergere la Bellezza.» Ilaria Biondi: «In questo anno difficile e tormentato, in cui la necessità di scrivere e leggere si sono a lungo atrofizzate, un libro piccolo nelle dimensioni ma dalla potenza incendiaria mi ha cavato fuori dal mio surreale assopimento: Buchi temporali, silloge poetica fotografica di Moka & Cosetta Frosi, YCP. Finestre gettate sul mondo fuori, e quello dentro, le immagini di Cosetta, con una tangibile verità di sentire che si interseca e perfettamente si sovrappone, si abbraccia alla parola tersa di Moka, al suo sguardo capace di snudare la realtà. E poi di porgerla e restituirla, con garbo, verità, stupore. Bucando la ferita e, attraverso le sue crepe, lasciare filtrare l’invisibile luce.» Emma Fenu: «Solo danni collaterali, ispirato ad una vera vicenda giudiziaria e edito da Marlin nel 2020, è l’ultima opera di Pier Bruno Cosso, scrittore sassarese ed è un romanzo, intenso e coraggioso senza scadere nella critica demagogica, racconta l’abuso di potere di un giudice ai danni di un medico di famiglia, onesto cittadino e professionista esemplare divenuto, seppur innocente, vittima del sistema. Il titolo suggerisce l’amara ironia che pervade le pagine: la distruzione dell’autostima, le ripercussioni in famiglia e in ambito lavorativo, le notti di sonno rubato, i giorni agli arresti domiciliari sono solo effetti collaterali?» Maria Cristina Sferra: «Tra i libri che ho letto nel 2020, consiglio Tango rosso di Maria Antonietta Macciocu, Golem Edizioni, un romanzo che racconta la nascita e l’evoluzione di un rapporto malato, in cui la protagonista diviene vittima di un’ossessione. Un libro che percorre il rapporto tra Giulia e Banderas, dove l’epilogo si trova in bella vista già nel primo capitolo ma può essere compreso solo dopo aver attraversato tutta la storia. Un tango rosso passione che ammalia, un ballo rosso sangue che uccide. Lo sguardo profondo della scrittrice sulla dipendenza affettiva ci regala una narrazione raffinata che tratta il difficile tema della violenza di genere con grande attenzione e lucidità.»“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.”
(Daniel Pennac)
Nel salotto dell’anima, la luna di Diego Candito
Nel suo multiforme simbolismo, la luna affascina, rapisce e ispira da sempre artisti e poeti. Luminoso, nascosto e misterioso, l’astro notturno è messaggero di sentimenti umidi, pensieri fecondi, sensazioni primordiali e istinti magici. È falce, è piena e calante. È donna, è madre, è arte, è … Anima. E così, fra prosa e poesia, la breve raccolta d’esordio dell’autore trevigiano Diego Candto r-accoglie frammenti di vita quotidiana ed echi nostalgici del passato nella rielaborazione di un pensare che da inconscio si fa sempre più cosciente. Dichiara infatti lo psicoanalista tedesco Erich Neumann nel suo saggio La psicologia del femminile che: “La periodicità lunare con il suo fondo notturno è il simbolo di uno spirito che cresce e si trasforma in corrispondenzacon i processi oscuri dell’inconscio. La coscienza lunare, come potrebbe anche essere chiamata la coscienza matriarcale, non è mai disgiunta dall’inconscio, infatti è una fase spirituale dell’inconscio stesso.” E Diego Candito esprime bene l’esigenza di tracciare un confine a questa ciclica e continua crescita: “La ricerca è finita, non c’è nessun regalo che aspetta il giusto tempo per arrivare a mostrarsi: il destino è un concetto che ci costruiamo nella nostra mente per cercare di vivere meglio il presente e basta. Adesso devo solo (…) costruire una struttura, un elenco, il mio modo di vivere.” Ma è quando sosta nella zona lunare che scatena la sua forza più pura e autentica. Negli occhi di una giovane ragazza, nelle movenze di una cameriera indiana, nel confronto tra una fata e una strega, nei gesti amorevoli di una nonna, nella dolce umiltà della neve.“La luna si è seduta sulle mie gambe
con il suo peso, il suo profumo, il suo respiro,
la sua anima.
E io l’ho accarezzata, chiudendo gli occhi
ho appoggiato la mia fronte sulla sua schiena,
non capendo se era un perdersi
o un ritrovarsi.”
“Se un fiocco sfiora appena
una tiepida mano
subito si scioglie
come goccia d’acqua santa
che evapora fra le membra del peccato.”
Nel salotto dell’anima, la luna edito da Letteratura Alternativa Edizioni è il posto intimo, da dove guardare il mondo in silenzio e partorire sensazioni che esplodono e fanno luce nelle ombre di un vivere a metà, è la voglia di espandere lo spazio privato al di là di una semplice emozione, perché “alla fine l’uomo ha un istinto che lo fa tendere verso l’alto” sino a esultare con orgoglio:“Io vivo di carezze,
a cui senza paura
e senza parola alcuna
posso confidare
i miei più intimi segreti.”
Scheda del libro: Autore: Diego Candito Genere: Silloge poetica Casa editrice: Letteratura Alternativa Edizioni Pagine:88 Prezzo: Euro 10,90 ISBN: 978-88-94815-12-2 Chi è Diego Candito Classe 1983, nasce a Treviso dove cresce nel movimento scout, di cui diviene sostenitore e attivo educatore. Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini diventa il suo trampolino di lancio verso il mondo della lettura. Di indole introversa, la scrittura rappresenta sfogo e crescita personale. Laureatosi in architettura all’Istituto IUAV di Venezia, esercita la libera professione.Maddalena bipolare di Ornella Spagnulo
Questo è un libro sull’amore. Non solo l’amore che una giovane donna può provare per un uomo o per tanti uomini nello stesso tempo. È un libro sulla pulsione di vita, carica di una forte libido, che viene spesso deviata in direzioni sbagliate. Come capire, allora, in quale direzione incanalarla? La risposta richiede pazienza. Perché è la vita che chiede pazienza. Ascolto, attesa e, infine, scoperta. Scoperta di sé. Dopo tempeste e lunghi temporali, ci apriamo al mondo come fiore che sboccia dopo le ombre della notte. È un fiore che impara a resistere, all’alba, alla nuova luce. Resiste al vento, alla pioggia, continua a vivere anche sotto la neve. Ma prima di sbocciare, bisogna saper mettere al riparo il seme del fiore che si è. E tutto ciò richiede tempo. Tempo e dolore. In preda a deliri e allucinazioni, la trentenne Sabrina Zara, la protagonista del romanzo Maddalena bipolare di Ornella Spagnulo, viene ricoverata nel reparto psichiatrico di una “clinica dei matti”, legata e sedata. “chissà cosa stava succedendo nel mio cervello – racconta a ritroso nelle prime pagine la voce narrante – che iniziava piano piano a capire che le allucinazioni non erano apparizioni vere e concrete ma erano di nuovo i frutti di una mente inquieta.” Sabrina si crede ora Madre Teresa, ora Maddalena, la Maddalena salvata da Gesù. Si identifica in due figure antitetiche che incarnano l’ideale di amore assoluto, l’amore donato e l’amore venduto. La sua storia psichiatrica si riassume in poche righe: “un abuso infantile, mutismo selettivo, anoressia, bulimia, picchiata due volte, di cui una da mio padre e una da una sconosciuta, hashish, due diagnosi diverse, bipolare e borderline, il disturbo somatoforme, tre ricoveri ospedalieri.” Parole asettiche e al contempo forti. Tre righe di diagnosi che circoscrivono una vita scombussolata, di privazioni interiori e di un forte dolore. Ma Sabrina è anche una Ninfetta manipolatrice e provocatrice, una sorta di Lolita allo sbaraglio. Durante l’incontro con il giovane psichiatra che la segue nella clinica e del quale si riscopre innamorata, Sabrina confessa: «Secondo me, il mio vero problema è il cuore», conclusi. E lo provocai. «Cos’ha il tuo cuore?» «Me lo hanno distrutto.» «E il soggetto chi è?» «Tutti, ma in particolare uno che si chiama Lorenzo, il mio primo fidanzato.» Proprio lui che mi aveva aiutato a uscire dall’anoressia. Sabrina si getta facilmente tra le braccia dei ragazzi e ognuno dei suoi fidanzati ricalca un po’ le sue patologie borderline, sono tutti dominati da una forte pulsione creativa, poesia, pittura, come a sottolineare una forte attrazione fra anime smarrite, alla ricerca di appigli sempre sbagliati. La sua vicenda si dipana, dentro e fuori la clinica dei matti, fra sogni, allucinazioni e prese di consapevolezza. La storia rimanda, seppure toccando tematiche differenti, alla clinica in cui soggiorna la Veronika di Paulo Coehlo, specie nella carrellata dei numerosi e strambi personaggi, ma qui filtrati tutti dalla mente di Sabrina, dalle sue sensazioni, dai suoi deliri. All’interno della clinica Sabrina riflette, vive una sua vita interiore dalla quale emergono profonda sensibilità e vivace intelligenza, tuttavia, il suo essere donna, seduttiva e influenzabile, la rendono vulnerabile all’amore. Per lei parole intelligenti sono sinonimo di seduzione.“In ognuno di noi c’è un altro essere che non conosciamo. Egli ci parla attraverso i sogni e ci fa sapere che vede le cose in modo ben diverso da ciò che crediamo di essere”.
(Carl Gustav Jung)
Ma il sentimento di amore che prova, per gli esseri umani e per gli uomini in particolare, è un impulso che le provoca forti lacerazioni interiori e disturbi fisici. Sabrina zoppica e perde l’equilibrio. Non si tiene in piedi, non è in grado di sorreggersi sulle proprie gambe, fare affidamento su se stessa. Sabrina deve scoprire chi è la vera Sabrina. Perché Sabrina continua a identificarsi in figure femminili dal vissuto sentimentale estremo, in storie altrui dall’esito tragico. “Cos’era l’amore per Alda Merini? Un ammasso di grovigli che ogni tanto si sbrogliava. Cos’è l’amore per me? Io, come lei, mi innamoro spesso e sbaglio. Ci resto sotto, di solito, come dentro a una tagliola.” O ancora “una sera mi sono divertita a interpretare davanti a lui le sue poesie come se fossi stata Eleonora Duse e lui Gabriele D’Annunzio.” e Carl Gustav Jung: «Lei vede l’amore dappertutto. Non è vero?» Sabina Spielrein: «È la forza che muove il mondo.» (dal film Prendimi l’anima). Nella sua spasmodica voglia di amare, Sabrina cela la difficoltà a vivere. Cerca di vivere attraverso le parole, quelle che inventa, quelle che sente, quelle con cui crea la sua realtà. “Mi piace pensare che il vero motivo per cui mi hanno messo – mi son messa – qui è che vorrei fare la scrittrice e non riesco a trovare un argomento interessante di cui parlare.” Durante uno dei suoi innumerevoli sogni, Cristo incontra la Maddalena. Nel suo racconto Sabrina trascrive il loro dialogo. «Cos’ha? Perché me l’hanno messo addosso questo corpo?» e si metteva furiosamente le mani tra i capelli e faceva un giro intorno a se stessa. «Lo guardano come se avessi un sesso. Ma io non voglio essere donna né uomo: voglio essere anima e basta.» Ecco che Sabrina rinnega il suo corpo, un involucro pesante da trascinare, la gabbia in cui la sua anima è prigioniera, incapace di fondersi al corpo e riuscire, finalmente, a volare. Sabrina cerca la sua anima attraverso gli uomini di cui si innamora, o crede di essere innamorata o che tenta di manipolare e che poi rivorrebbe indietro. Nuovamente delirante, all’uscita dalla clinica, tempesta di email il suo psichiatra-Jung- Cristo salvatore, trascrivendo su carta i suoi struggenti e ambivalenti sentimenti: “Non sai il dolore che mi hai tolto, con le parole, dal corpo, dalla bocca e dal cuore”. Sabrina/Maddalena “Le foglie appartengono ai fiori anche se le notiamo di meno dei fiori. Io vorrei essere unita a qualcuno come lo sono le foglie con i fiori”. Maddalena/Sabrina Nella clinica si sentiva al riparo dal dolore che il mondo esterno provoca al suo corpo senza l’anima, la clinica è il rifugio per la sua anima persa, che è libera di muoversi e inventare, di innamorarsi e immaginare. Fuori dalla clinica, il suo bel dottore amato si rivela l’uomo che è, fragile essere umano, debole alla tentazione della carne, smarrito e insicuro innamorato. Maddalena bipolare è difatti un libro che sembra sovvertire l’ordine della normalità. Come la classica figura mitologica della volpe astuta e seduttrice, la paziente con il suo disturbo istrionico della personalità, da vittima rischia di diventare il trickster, la divinità ambigua e amorale che con il suo messaggio determina un radicale cambiamento in chi lo riceve, il richiamo all’Anima selvaggia che alberga in ognuno di noi e che si svela dietro l’inganno. È anche un romanzo che, sebbene in taluni punti riveli una struttura narrativa dall’impianto ancora acerbo, regala intensi picchi lirici e visioni oniriche che confermano la vena poetica dell’autrice che ha esordito nel mondo dell’editoria con raccolte e saggi sulla poesia, in particolare sulla Merini, la cui drammatica storia ben si adatta alla trama elaborata. Maddalena bipolare è, infine, una storia in cui il lettore potrebbe identificarsi nonostante la tematica, perché ogni anima cerca se stessa ed è sempre in viaggio, dall’evasione delle proprie prigioni interiori alla ricerca del suo stormo di cigni reali. Autore: Ornella Spagnulo Genere: Narrativa Casa editrice: Golem Edizioni Pagine: 160 Prezzo: Euro 14,00 ISBN: 978-88-85785-98-4 Chi è Ornella Spagnulo“Tutte le donne sono matte. Per un complimento sulla bellezza siamo capaci di dare via anche l’anima. Per un apprezzamento sul sedere potremmo dare un bacio. Per un complimento sulla mano, diamo tutto il braccio. Soprattutto a qualcuno che sembra avere un cuore buono. Io ho un brutto rapporto con il mio corpo. Odio le donne belle perché sono come sono, come vorrei essere io: vorrei piacere a tutti gli uomini indiscriminatamente, e soprattutto senza sensi di colpa, vorrei scherzare, ridere senza la paura di sedurre.”
Ornella Spagnulo è nata a Taranto nel 1982 ma finora è vissuta tra Firenze e Roma. Ha già scritto: il saggio Il reale meraviglioso di Isabel Allende (Aracne, 2009), la raccolta di poesie L’avvio e la perdizione (Sillabe di Sale, 2015), il prosimetro Nuove Terzine(Fuorilinea, 2016), la raccolta di versi Come una tigre (Eretica Edizioni, 2018) e la raccolta di interviste su Alda Merini E gli angeli sono distanti (L’Erudita, 2019). Nel 2019 ha curato per Einaudi una raccolta di poesie e racconti inediti di Alda Merini, Confusione di stelle, insieme a Riccardo Redivo. Maddalena bipolare edito da Golem Edizioni è il suo primo romanzo. Laureata in Critica e comparatistica alla Sapienza, dopo un master biennale in scrittura creativa alla Luiss, nel 2017 è diventata dottoressa di ricerca in Italianistica all’Università Tor Vergata. Scrive per la rivista «La Rassegna della letteratura italiana» nella sezione Novecento e collabora attivamente con l’Associazione anti-stigma Alda Merini.
I cartoni degli anni ’80, fra sigla e morale
“L’infanzia non ha tempo. Man mano che gli anni passano bisogna conservarla e conquistarla, nonostante l’età.”
(Emmanuel Mounier)
“Si sveglia il mondo lo accarezza il sole…”
Ogni volta che, a distanza di anni riascolto le sigle dei cartoni animati che mi hanno tenuto compagnia durante l’infanzia, mi rendo conto che molte sono vere poesie che nascondono insegnamenti che fanno parte della me stessa, oggi adulta. “In quel prato verde come il mare l’importante è un fiore da trovare” Siamo tutti alla ricerca di qualcosa, cavalieri, marinai o angeli. La ricerca di un raro fiore è ad esempio al centro della trama di Lulù l’angelo dei fiori. Si tratta del fiore dai sette colori che dopo aver girato il mondo, Lulù scopre essere cresciuto nel giardino dei suoi cari nonni, i quali hanno piantato i semi ricevuti dalle persone che Lulù ha aiutato durante le sue rocambolesche avventure. Ogni seme nasconde il significato della lezione appresa durante ciascuna vicissitudine affrontata. Lulù, discendente degli angeli dei fiori che un tempo convivevano con gli esseri umani, è l’anima pura che può ristabilire l’antico ordine di armonia fra angeli e uomini, fra bontà e malvagità. E che dire invece del piccolo giardino di narcisi creato dalla dodicenne Sandybell che vive serena in Scozia in compagnia del suo fedele e bellissimo collie, Oliver, circondata da tanti amici e benvoluta da un papà premuroso, maestro del villaggio? Dopo un prologo felice, Sandybell dovrà affrontare una serie di perdite e dolori, prima fra tutte la morte del padre e sarà costretta a lasciare la sua amata terra e imparare a difendersi da un mondo sconosciuto. Un pensiero le scalderà sempre il cuore, il tenero sentimento che è sbocciato in lei e ricambiato, verso il principe ribelle Mark, che ha ballato con lei sotto falsa identità, perché anche lui prima di trovare se stesso dovrà viaggiare a lungo e misurarsi con se stesso. È un principe che vive nel mondo e fra gli uomini, rifuggendo la ricchezza concreta e prediligendo la scoperta del vero tesoro, che è il suo talento per la pittura. Un verso della sigla del cartone Hello Sandybell dice infatti:“C’è una strada nella vita scritta nelle stelle, prendi al volo cose belle”
Il coraggio di vivere si scopre dunque nelle avversità, come accade alla piccola principessa Sara che da ricca bambina, amata e allo stesso tempo invidiata, si ritrova senza un soldo e con le vesti da sguattera nel collegio in cui suo padre l’aveva mandata a studiare prima di morire. “Sei un fresco fiore che Che il vento non può spezzare no no Perché questo fiore è forte e mai cederà Vivrà” Come in molti saprete, Lovely Sara è uno di quei cartoni la cui trama è tratta da un romanzo, La piccola principessa della scrittrice britannica Frances Hodgson Burnett, autrice di altri due noti classici della letteratura per l’infanzia, Il piccolo Lord e Il giardino segreto, anch’essi trasporti in versione anime. La piccola principessa è uno di quei romanzi che ho letto avidamente più volte davanti al camino durante le feste di Natale, assieme ad altre storie simili, come Pollyanna della statunitense Eleanor Hodgman Porter. “Pollyanna che sa che in ogni viso nascosto c’è un sorriso e lo conquisterà.” Noi bambine degli anni ’80, circondate, ammettiamolo, da agi e affetti sicuri, restavamo incantate da queste piccole eroine che si ritrovavano, da un giorno all’altro, prive dei genitori, di averi e dimore, e finivano per viaggiare intorno al mondo facendo strani e misteriosi incontri che poi avrebbero cambiato per sempre la loro vita. Da insicure e inesperte, le protagoniste di queste storie si trasformano in audaci e virtuose donne, capaci di tramutare le loro avversità in sane risorse. Prima di passare all’età adulta, sappiamo tutti che dobbiamo transitare in un regno di mezzo, quello dell’adolescenza, in cui continuiamo a chiederci chi siamo. È in quei momenti che ci aggrappiamo all’immagine di chi vorremmo essere. In questo, le trame delle esuberanti maghette ci hanno fatto sognare, fra incantesimi e travestimenti. “Yu dolce amica mia è bello che tu sia vivace svelta e carina come me poi con la fantasia e un tocco di magia Yu ora non c’è più e invece Creamy ci sei tu. Poi Creamy quando vuoi tornare Yu tu puoi pensarlo basterà e subito accadrà.” E quando poi capiamo chi siamo, siamo davvero in grado di essere noi stessi? Non sempre la vita ce lo permette, a volte c’è chi sceglie per noi e vestiamo i panni di qualcuno che non sappiamo più chi sia realmente. Ma la vera natura resta sopita dentro noi e anche se violentiamo la parte di noi che teniamo a bada, questa emerge agli occhi del mondo e diventa autentica solo quando troviamo il coraggio di riappacificarci con essa.“oh Lady, Lady, Lady Oscar anche nel duello che eleganza c’è”
E chi siamo veramente lo capiamo quando troviamo la nostra strada. E, grazie ad alcune di queste storie che ho scoperto sullo schermo nei primi anni della mia vita, ho preso consapevolezza che mi sentivo a casa con una penna fra le mani a inventare storie, proprio come lei, l’eroina ribelle per eccellenza di uno dei più famosi e intramontabili libri per ragazze, Piccole donne, Jo March, alter ego della stessa autrice Louisa May Alcott, che ha detto:“Per realizzare un sogno, una persona deve superare tante prove.”
Stanza 53 di Valentina Zaggia
Partiamo da questa celebre frase tratta dal saggio Un terribile amore per la guerra di James Hillman pubblicato da Adelphi nel 2005, per riflettere sulla scelta che ha spinto la giovane autrice Valentina Zaggia a prediligere il periodo della seconda guerra mondiale per ambientare la storia del suo primo libro, il thriller psicologico Stanza 53 edito da Letteratura Alternativa Edizioni nel 2018. Siamo in Germania, in pieno conflitto mondiale, e lo si capisce dai pochi indizi che la protagonista scoprirà leggendo dei ritagli di giornali quando si avventura per i corridoi di una clinica psichiatrica in cui è rinchiusa da tempo. «Anja rimase a bocca aperta. Com’era possibile essere giunti a tanto? La guerra la ricordava come qualcosa di orribile, in cui nessuno ne usciva veramente vincitore.» Bloccate al letto da cinghie strette, Anja si risveglia, dopo chissà quante ore o giorni, confusa e frastornata. Non ricorda cosa le sia accaduto, è circondata da una atmosfera inquietante, da figure silenziose e al contempo ostili. È spaventata, disorientata, tormentata. Si domanda se è veramente lei la paziente di cui parla la cartella clinica. Suoni minacciosi e urla di bambini cominciano a perseguitarla. E poi c’è Hans, l’ombra minacciosa che si aggira nei corridoi di quello che sembra rivelarsi un istituto di malati criminali in cui si eseguono incomprensibili e agghiaccianti esperimenti. In un clima claustrofobico, mentre la tensione incalza attraverso un ritmo narrativo veloce e coinvolgente, Anja compirà il suo tentativo di fuga. Stanca, affranta, tra le pareti buie di stanze e cunicoli che attraversa, sarà assillata da domande che non trovano risposte. Le figure che incontra sono circondate da un alone di mistero e ambiguità. Chi è veramente Anja e chi sono i personaggi rimasti rinchiusi nella clinica, mentre fuori imperversa la violenza bellica? Le pagine di un diario, aiuteranno a unire il puzzle scomposto che è diventata la sua mente? «Qui dentro stiamo al riparo dalla guerra e da occhi indiscreti. Ormai siamo come una piccola famiglia, nonostante il lavoro proceda con entusiasmo dato i risultati. Non riusciamo a trovare una cura che preveda l’eliminazione totale del farmaco. Appena viene tolto ad Anja o a Peter, sopravviene un crollo emotivo. Questo ci preoccupa perché sta diventando sempre più difficile trovare gli ingredienti per il farmaco.» Chiusa nei confini dell’istituto misterioso, Anja dovrà affrontare la guerra dentro se stessa, cercando di sconfiggere fantasmi angoscianti e rispondere a interrogativi ambivalenti. Così, coinvolta in una eterna lotta che è in fondo l’identità umana sempre in viaggio verso la sua meta, lotterà per la sua libertà per ritrovarsi, uroboricamente, di fronte a una cruciale domanda, universalmente valida: che prezzo ha questa libertà?“Gli scrittori, specialmente gli scrittori di guerra, non creano ma ricreano, e la lettura è insieme ricreazione e ri-creazione di ciò che è sfuggito alla presa del presente per nascondersi nei recessi dell’anima di ciò che è rimosso, dimenticato.”
«La guerra sta trasformando le persone, ad ogni nuova invasione dell’Asse. Non ci si sofferma a pensare quanta morte e distruzione essa semini. Finché si vince va tutto bene, ma quando troveremo qualcuno più forte?»
Chi è Valentina Zaggia Classe 1990, si diploma nel 2009 all’Istituto Professionale di Sartoria a Legnano, Milano. Amante dell’attività fisica, per sette anni ha praticato barca a vela a livello agonistico e per dodici danza classica. È insegnante di pilates, yoga e antigravity. Fino al 2018 lavora nel reparto sartoria di un cantiere nautico, senza smettere di leggere, sua grande passione, che la spinge a scrivere quattro romanzi. Stanza 53 è il primo romanzo pubblicato, per Letteratura Alternativa Edizioni nel 2018.I racconti di un apprendista di Giuseppe Vassallo
E per poter ascoltare quella voce occorre allontanarsi da tutto e da tutti per ritrovare se stessi, come nel caso di Diego, o vedere crollare le proprie certezze e assistere all’impensabile, come in quello di Milo. Diego si lascia alle spalle moglie e città per fondersi con la natura del paesaggio montano. La natura, scrive Vassallo umanizzandola, è «una grande madre che ti stringe e non potrai farne più a meno, hai bisogno del suo latte, delle sue coccole. Lei è un’amante che ti eccita quando sei nel profondo di te stesso e non sai il perché (…) Ti lascia nudo nel bosco a meditare su quello che realmente hai, il resto è solo sangue che vedi intorno a te, impregnato in quella terra sua, solamente sua.» Così Diego si addentra nel bosco, nel posto più buio dentro se stesso, tutto da esplorare: «Non si è più abituati a rientrare nel personaggio primitivo. Eppure, è lì nascosto da qualche parte dentro di noi. La paura ci avvolge. Ma non è la paura. È la natura che ci abbraccia.» La natura, dunque, cattura e al contempo estasia l’anima. La natura è un ritorno al nostro Io primordiale, ancestrale, la natura spesso è la cura. «Senti il tuo cuore rallentare – scrive ancora l’autore – Ti sei fuso insieme alla natura in quindici minuti. Tanto ci vuole per non temere più la sua maestosità. Tanto ci vuole per rendersi conto di esistere. Non sarai più solo. Ma non lo sai ancora. Lei sarà sempre lì ad aspettarti per farti rinascere. Ascolti i tuoi passi e il ritmo del tuo cuore e diventa un tutt’uno con l’universo. Non hai più scampo, non puoi più fare retromarcia. L’energia che ti sta donando è immensa e tu la stai assaporando. Vivere o morire. In quel momento hai scelto. Quella sensazione ti rimarrà per sempre, fino alla morte. Nei momenti più tristi lei ti conforterà. Il vero amore, forse l’unico che proverai.» La natura placa, la natura svela, la natura sussurra alla nostra anima e fa ritrovare la strada. Nel bosco ci si può perdere ma allo stesso tempo ci si può ritrovare. La natura è una grande insegnante e agisce senza parlare. Nel suo eterno divenire, nel flusso acquatico, nell’alternarsi di caldo e freddo, secco e umido, rivela verità universali che ormai l’uomo contemporaneo stenta a cogliere, immerso nell’irrefrenabile mania del controllo e prigioniero nella morsa del tempo. Ben dosati, ritmo, descrizioni e dialoghi nella prima parte si armonizzano fra loro in una fluidità narrativa che convince, in particolar modo grazie ai capitoli brevi del primo racconto e ai dialoghi serrati del secondo. Pregne di metafore nascoste, le due storie narrate dall’autore astigiano Giuseppe Vassallo sono circondate di un interessante simbolismo, come quello dietro la descrizione del santuario, luogo chiuso che accoglie come il ventre caldo di una madre sempre pronta ad aspettare e riabbracciare la prole. Le riflessioni esistenziali non scadono nel cerebralismo o nella pedanteria didascalica, sono dirette, crude e onestamente “umanizzate”, nonché spesso stemperate da una dose di amara ironia, come ad esempio, «Dove è custodito l’amore di una coppia? In una tazza del cesso? Il tempo è l’acqua dello sciacquone. Dopo un po’ anche se non la tiri, la guarnizione si consuma e uno scroscio porta via tutto.» Oppure «Piccoli e nascosti, minuscoli come su queste montagne. Impropriamente debitori di una vita da strapazzo. A volte, ci osanniamo da soli per esaltarci e rischiamo di diventare stronzi schizzati su di un muro come artistici murales di pittori in cerca di fama.» Ma particolare attenzione meritano le principali figure femminili che attorniano il protagonista nel primo racconto: Anna, la moglie in carriera ipercontrollata, Emanuela, la giovane amante appassionata di cultura e affamata di vita, Arina, la puttana dell’est che lo delizia con i giochi d’amore e cerca in lui un amante perfetto, e la comparsa Giada, la messaggera. Matrigna, puella, meretrice e fata, tutti archetipi che si fondono in una unica immagine: l’anima smarrita di Diego che brancola nel buio e che deve attraversare il suo inferno per conoscersi veramente, per (ri)trovarsi finalmente. Diego vive nel suo involucro di insoddisfazione che poi esplode in una nuova consapevolezza, non senza farsi punire, sognare, godere e farsi accompagnare verso una nuova prospettiva di pensiero. A volte ci si costruisce una vita perfetta, dalle pareti linde e le finestre chiuse. Poi arriva la tempesta e scombina l’ordine nel suo precario equilibrio. Infine, Giada appare come uno psicopompo, fa da tramite fra la vita vuota e insoddisfacente che Diego conduce e un imminente nuovo inizio. «Chi sei Diego? (…) Sei l’immagine che ognuno vorrebbe essere, che ognuno avrebbe voluto essere, sembri in simbiosi con questo universo attorno a noi che, invece di sgridarci, tace.” “Sono solo un poeta, Giada, solo un poeta, di quelli che non vuole più nessuno. Uno di quelli buoni che servono come un conto corrente in banca. Per fortuna, la gente quando sente una poesia si gira, si ferma si illumina. Nessuno di noi è morto Giada. Siamo nascosti dal traffico, dal rumore, ma credimi, siamo tutti vivi…» Dal simbolismo prevalentemente femminile della prima parte si passa a immagini dall’impronta più maschile della seconda: guerra, azione e denaro. Ma nell’immagine delle pennellate dalle tonalità tenui e sfumate che Milo traccia sulla tela e che si fondono con il paesaggio, si coglie un’unione equilibrata tra il pensiero e l’istinto, proprio come dice Diego: «Ci dimentichiamo del cammino in un vicolo stretto e corto come un budello genovese. Ci dimentichiamo di noi, della nostra essenza. Pensiamo con la ragione, dimenticandoci dell’intonazione poetica del nostro antro luminoso, della nostra anima.» Chi è Giuseppe Vassallo Di professione impiegato, astigiano, è appassionato di poesia, filosofia e libri classici. Ha già all’attivo due pubblicazioni di raccolte poetiche “Le uve nell’Astigiano sono mature” 2004, “Istanti: piccoli pensieri dal caos” 2007 e la narrazione in poesia “Eredir sul colle della vita” 2011. Segue, dopo una pausa montana durata nove anni, la raccolta “I racconti di un apprendista” pubblicato nel 2019 per Letteratura Alternativa Edizioni, a seguito degli stage di scrittura emotiva redatte dal poeta e romanziere Pablo T. La foto di copertina dell’articolo è l’opera intitolata Jack di Cuori dell’artista poliedrico Pablo T«La poesia è la voce di un’anima che non può mentire.»
Louise Glück vince il Nobel per la letteratura 2020
Louise Glück, poetessa americana dallo stile confessionale e accostata a Emily Dickinson, si aggiudica il Nobel per la letteratura per “la sua inconfondibile voce poetica che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”
È inutile negarlo. Negli ultimi anni, al nome del vincitore del Nobel per la letteratura, aggrottiamo la fonte interrogativi e corriamo a cercare notizie in rete sull’autore/autrice. Anche quest’anno il Nobel per la letteratura va, per la sedicesima volta nella storia del premio, a una donna, la poetessa americana Louise Glück, vincitrice del Pulitzer nel 1993, a molti fino ad ora sconosciuta. Ebbene, leggendo (oggi per la prima volta) alcune delle sue poesie, che tradotte in italiano troviamo (al momento) solo grazie a Nicola Gardini per Giano Edizioni con il volume L’iris selvatico – 2003 e a Massimo Bacigalupo per Dante & Descartes Edizioni con la raccolta Averno – 2019, traspaiono nei suoi versi lo stile confessionale, che induce a paragonarla alle sue connazionali Emily Dickinson, Sylvia Plath e Anne Sexton, e la ricerca interiore di un continuo interrogarsi. Le immagini evocate e le figure descritte sono permeate da profondi significati filosofici e psicologici, soprattutto per la particolare attenzione alle figure mitologiche. A proposito del mito, Jung ha infatti affermato:Di seguito, un assaggio di alcuni versi della vincitrice del premio Nobel per la Letteratura 2020: “Padre irraggiungibile, quando all’inizio fummo esiliati dal cielo, creasti una replica, un luogo in un certo senso diverso dal cielo, essendo pensato per dare una lezione: altrimenti uguale… la bellezza da entrambe le parti, bellezza senza alternativa… Solo che non sapevamo quale fosse la lezione.” (da Mattutino, L’iris selvatico) “Il massimo è non avere mente. Sentimenti: oh, quelli ne ho; mi governano. Ho un signore in cielo che si chiama sole, e mi apro per lui, mostrandogli il fuoco del mio cuore, fuoco come la sua presenza. Che altro può essere una simile gloria se non un cuore? Oh, sorelle e fratelli, eravate come me una volta, tanto tempo fa, prima di essere umani? Vi concedeste di aprirvi una volta per poi non aprirvi mai più? Perché in verità adesso io sto parlando come voi. Io parlo perché sono distrutta.” (Il papavero rosso, L’iris selvatico) “L’odore dell’erba alta, tagliata di fresco. Quello che uno si aspetta da un poeta lirico. Guardiamo il mondo una volta, da piccoli. Il resto è memoria.” (Nostos, L’iris selvatico)“Non si deve pensare che i miti siano stati creati solo per spiegare processi metereologici o astronomici; essi sono invece in primo luogo manifestazioni di moti inconsci, paragonabili ai sogni. Questi moti sono causati dalla regressione della libido nell’inconscio”