Fra dolore, inganni dell’anima, lacerante solitudine, lacrime brucianti miste a sorrisi ritrovati, nel suo libro Come farfalle sull’acqua edito da Letteratura Alternativa Edizioni nel 2018, Monica Tedeschi si confessa ai suoi lettori a cuore aperto.
«Gli dei sono diventati malattia»
(C. G. Jung)
C’è un male che esiste da sempre e che colpisce l’intera umanità. Un male oscuro, spesso incompreso, mal interpretato, denigrato. Un male che dilania l’Anima divorando la luce. E allora tutto diventa buio, ombra che ingoia gioia, speranza, possibilità. E più si vorrà ostacolare quest’ombra che avanza, più paradossalmente essa imprigionerà la vittima perchè è proprio attraverso la depressione, ha detto lo psicoanalista e filosofo statutinense James Hillman «che entriamo nelle profondità, e nelle profondità troviamo l’anima. La depressione è essenziale al senso tragico della vita. Essa inumidisce l’anima arida e asciuga quella troppo umida. Dà rifugio, confini, centro, gravità, peso e umile impotenza. Essa tiene vivo il ricordo della morte. La vera rivoluzione comincia nell’individuo che sa essere fedele alla propria depressione. Che non si dibatte per uscirne, preso in un alternarsi di speranza e disperazione, né la sopporta pazientemente finché la marea non retrocede, né la teologizza, ma che scopre invece la coscienza e le profondità di cui essa ha bisogno. Così ha inizio la rivoluzione per il bene dell’anima.» (J. Hillman, Re-visione della psicologia)
Quella di cui parliamo è una storia vera. La rocambolesca e sofferta esperienza di un’Anima che cammina nel buio rifuggendo la luce, che inciampa sui suoi stessi passi, rialzandosi e cadendo, infinite volte.
«Se non fossi caduta in questo baratro, non avrei avuto la sensibilità per accarezzare un fiore.»
Arriva, improvviso e inaspettato, lo schianto. Un punto della vita in cui il suolo sul quale camminava si incrina e la risucchia in un vuoto senza fine.
«Nel 1990 caddi malamente, mi ruppi qualcosa, ma non un osso. Una sensazione tanto fisica quanto immateriale sconvolse la mia vita e nulla tornò più come prima. Avevo appena 24 anni e il mio cervello, ridotto a una sottilissima lamina, mi schiantò al suolo.»
Un buio che le avvolge la mente e il cuore: l’umor nero l’ha rapita e la tiene incatenata nel suo profondo abisso. È stanca, melanconica, inerte e senza sapere il perché. Si sente finita, pur continuando a vivere.
«Ero Monica, ma ero ansia, ero panico, ero disperazione, ero sudore, ero euforia. In me vi erano mille persone e io non potevo disfarmene.»
Poi, inaspettatamente, si rialza e si sente … leggera! In grado di volare, sorvolare la realtà, si sente un dio, invincibile. Non dorme, non mangia, ma d’improvviso, presa da impeti creativi, dipinge, legge, studia, produce. E accade di notte, quando calano le tenebre, la luce del giorno impedisce di guardarsi, il buio è la condizione ideale per sentirsi in sintonia con il proprio malessere, quel voler scavare in profondità. É tutto ma poi, ancora schiantata al suolo, è di nuovo niente. Spaventata, tremante e infreddolita, rinsecchita, chiusa in un armadio o immersa in una vasca d’acqua calda.
«Chi ero io? Ero la persona distrutta o la persona euforica?»
Nel suo eterno tira e molla con la vita, il male che l’affligge è una corda che si scompone ma non si spezza mai, è come la roccia di Sisifo portata sulla montagna e fatta rotolare giù, infinite volte. È questa, forse, la maledizione. Essere al mondo per sentirsi invincibile sapendo di essere fragile, piccola, effimera. Questa vita più grande di lei, rende l’Anima insicura, smarrita, priva di obiettivi. Sconfitta, di fronte alla sfida di voler essere tutto, si accascia. Ma la mente freme, alla ricerca di una spiegazione. Da dove deriva questo mal(d’)essere?
«Come dire che siamo tutti sani, poi nella vita ognuno si ammala di qualche cosa, la qualcosa lo rende solamente diverso per la malattia, ma il suo essere individuo sotto lo stesso cielo non varia.»
Troppe domande consumano il cuore, troppe terapie ipotetiche confondono i pensieri, impedendo all’Anima di vibrare in libertà, di cogliere nel sintomo la conquista per un nuovo volo.
«Veniamo al mondo ed è la vita che dobbiamo vivere, per quanto complicata, dolorosa, deludente, ma è un dono, una meravigliosa e unica opportunità.»
Tuttavia, stare al mondo non è facile. “Dagli umani mi staccai molto presto, in quanto a mio avviso inaffidabili, per la maggior parte.» Eppure la vita la riporta dove non riesce ancora a vedere senza l’opprimente velo nero sugli occhi.
«Monica temeva la Monica della disperazione e temeva la Monica euforica, non accorgendosi mai del tempo che stava passando, presa solo dal dover combattere per sopravvivere al dolore come all’euforia, tragiche facce di una stessa medaglia.»
E così, dopo ventisette anni di lotta, Monica si scopre finalmente coraggiosa, (anche se prima non credeva di esserlo) forte (come la roccia che si lascia consumare dall’acqua) e leggera (come una farfalla al suo primo battito d’ali). Le tante Moniche si sono rincarnate infinite volte ricadendo e liberandosi dall’abisso malevolo e ingannevole della depressione bipolare. L’eroina di questa spietata Odissea psichica è riuscita ad approdare sulla sua isola tenendo per mano la sua subdola nemica, che con sguardo benevolo tenta di pietrificare ogni qualvolta essa cerchi di specchiarsi nei suoi occhi, ogni qualvolta che o c’è troppa luce o c’è troppa ombra e non si riesce a capire che solo la luce che esce dal buio porta alla consapevolezza.
«Ho sempre pensato che la depressione mi sia venuta in aiuto, mi abbia migliorata. (…) Avrei voltato il viso alla vita e avrei passeggiato leggera sull’esistenza stessa, assumendo più o meno atteggiamenti, ruoli, vestendomi in base ai tempi … No. La malattia mi ha fatto studiare, leggere, osservare, confrontarmi, è stata come una bacchetta o meglio un bastone con nodi che a ogni mio inutile abbandono a leggerezza o inganni, come una frustata mi diceva di capire e andare oltre. (…) Sarei stata probabilmente un corpo pesante, fortemente legato alla terra e non mi sarei accorta di quel soffio divino che tutto attraversa.»
Monica Tedeschi
Autobiografia
Letteratura Alternativa Edizioni
pagg. 78
Euro 11,90
ISBN 9788894815580
Chi è Monica Tedeschi
Classe 1966, Monica Tedeschi vive tra l’Italia e l’estero: Torino, Londra, New York, Parma, Parigi, Palermo, per approdare, poi, in un paesino del Monferrato dove attualmente si è trasferita. Dedita all’arte della fotografia, tiene mostre nel settore e nel 1993 è nominata Giovane artista fotografa italiana alla V Biennale internazionale di Fotografia a Torino, nel frattempo dipinge e scrive. Ha collaborato come pubblicista e blogger per “La Nuova provincia di Asti” e con Ildebrando Tosi-art director della CONDE’NAST(VOGUE). Il Maestro d’arte in pittura Edoardo Brighenti, artista dell’avanguardia prematuramente scomparso, la definisce “la surrealista astratta della fotografia e della pittura”. Ha inoltre ricevuto il PREMIO AMBIENTE dal critico d’Arte DONAT CONENNA (Mediapolis).
Il video trailer di Come farfalle sull’acqua – Letteratura Alternativa Edizioni 2018