Era solo un selfie di Cristina Obber

Pubblicato da Piemme nell’aprile 2002 per la nuova collana Luna, scritta da autrici per le donne di domani, Era solo un selfie di Cristina Obber racconta lo spaccato, complesso e spesso spietato, dei preadolescenti di oggi.

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Era solo un selfie di Cristina Obber, Piemme 2022
«Quando ti sembra che il mondo ti crolli addosso, vorresti solo che tutto tornasse come prima.» 

E invece non è più possibile, ed è proprio nel frangente fra il prima e l’adesso che la tua vita resta impigliata in una rete fitta e oscura che ti trascina sempre più in basso. Ma, nello stesso tempo, devi affrontare la tua vita adesso, il punto in cui puoi ricostruire il dopo con la scelta che stai per fare e che determinerà il tuo futuro. Perché è in questo adesso che nasce la possibilità di un riscatto, quando impari a vedere le cose e le persone per quello che sono veramente.

Succede ad Anita, quattordicenne, nei confronti di Ste, compagno di squadra, il suo primo grande amore, il ragazzo che l’ha tenuta per mano e l’ha sempre accompagnata a casa dopo la scuola, del quale si è fidata a occhi chiusi, la persona che l’ha fatta sentire importante, che è quasi sempre stato dolce nei suoi riguardi.

Anita è vittima di un atto di revenge porn, il reato di diffusione non consensuale di immagini private perpetrato quasi sempre a danni delle donne. Una vendetta tipica del maschio verso la donna che lo allontana. Immaginiamolo ai danni di una giovane preadolescente, piena di vita, nominata capitana di una squadra di pallanuoto maschile, che nel cuore nasconde il grande dolore per la perdita della madre quando aveva solo sei anni.

Era solo un selfie di Cristina Obber, Edizioni Piemme 2022, racconta questa storia, una, purtroppo, come tante oggi, sempre più frequenti fra gli adolescenti che, con un semplice click, possono cambiare la vita per sempre di un loro coetaneo. Perché sapere che un tuo momento intimo possa circolare in rete è come consegnare al mondo per sempre una parte di te, che non sarà mai come tu l’hai vissuta o immaginata, ma apparterrà agli altri che ne faranno la loro storia, una storia distorta. Ne uscirà una immagine completamente diversa di te, con il rischio che tu possa finire per identificarti in essa, sentirti sbagliato, sentirti colpevole.

«Perché la vita è così, anche se non fai del male a nessuno le persone possono farne a te. E tanto.»

Un male che arriva inaspettato per la giovane Anita, un male che si insidia dentro come un cancro che si nutre di ansie e paure, che la fa sentire responsabile di un atto di cui in realtà è la vittima, fino a quando il corpo non ce la fa più a trattenere ed esplode in attacchi di panico. Anita tocca il suo fondo, un fondo oscuro che rischia di non farle più vedere la luce attorno, se non fosse per la presenza costante dei suoi leali amici e della nuova compagna di suo padre, Michela, che la ama da sempre come se fosse sua figlia, una figura di rilievo nella storia che rappresenta quanto la vita sia capace di regalare nuove possibilità.

«Un’amica che sta male sei tu che stai male, sei tu che vorresti prenderti un pezzo di quel male e portartelo addosso, per alleggerirla e darle sollievo.»

Anita può contare, infatti, sull’amicizia solida e sincera di Clara, sua compagna di banco che ha un talento per il disegno e conosce molte cose sugli animali, appassionata com’è dei documentari che segue sul canale del National Geographic, soprattutto su quelli della savana, e che ogni giorno subisce, senza fare una piega per non dare loro soddisfazione, le angherie di due compagne bulle di classe. Clara “sa sempre cosa dire. Lei è una maga, una fata, una strega.” Le due amiche si confidano ogni segreto, condividono la passione per la stessa musica, inventano giochi sui numeri e le iniziali delle targhe che associano a nomi e avvenimenti. Poi c’è Yuri, compagno di squadra di Anita, che la ammira da sempre. A sconvolgere le loro vite arriva Ste, che illumina le giornate di Anita con il suo sorriso, che la accompagna a casa e le tiene la mano. Clara incoraggia Anita, dandole consigli affidandosi alle serie tv di cui è appassionata. Insieme gioiscono dei primi baci e insieme impareranno a condividere un grande dolore. Mentre ognuna affronterà il proprio percorso di vita – Clara deciderà di cambiare indirizzi di studio e di porre fine alle angherie delle sue compagne – la loro amicizia non subirà mai un cedimento.

Scheda del libro:

Era solo un selfie di Cristina Obber, Piemme 2022

Autore: Cristina Obber

Genere: Narrativa/Ragazzi

Casa editrice: Piemme – Il Battello a Vapore, Collana Luna

Pagine: 272

Prezzo: Euro 16,00

ISBN: 978-88-566-8208-3

 

Era solo un selfie è uno spaccato lucido e feroce della vita dei preadolescenti di oggi, divisi fra grandi passioni, delusioni sentimentali, carenze affettive e scelte importanti. Sì, perché anche se così dinamici e attivi, ricettivi e all’apparenza forti, i ragazzi nascondono una serie di timori e fragilità che li fa sentire sempre sul filo del rasoio. Clara, ad esempio, di fronte agli insulti e agli atti di bullismo che subisce in classe, mantiene una inaspettata calma, che la porterà, però, a cambiare rotta. Anita deve garantire alte performance nello sport e imparare a gestire la convivenza con i suoi compagni maschi che fanno fatica ad accettarla come loro capitana. Nella vita privata, invece, fanno i conti con assenze e abbandoni genitoriali. Stringersi la mano, nei momenti importanti, diventa allora un patto di solidità, la promessa di una presenza assoluta.

La storia si svolge ai giorni nostri, nel post pandemia, quando molte cose nei rapporti sociali sono cambiate, e l’autrice ci mostra una faccia di luce di questo periodo difficile appena trascorso. Nel condominio di Clara, ad esempio, finalmente tutti hanno imparato a conoscersi fra di loro, stabilendo un legame di solidarietà forte che persiste anche dopo il lockdown. Ma è cambiato anche l’uso della tecnologia nelle mani dei ragazzi, diventando, il più delle volte, inconsapevole e spietato.

L'altra parte di me, Cristina Obber 2015
L’altra parte di me, Cristina Obber – Piemme 2014. Storia d’amore fra Giulia e Francesca che affrontano ogni difficoltà per realizzare il loro sogno di felicità.

Ste agisce con leggerezza quando condivide un video intimo di Anita, ma poi si pente di non essere riuscito a rispettarla, a tenere a bada i suoi scatti d’ira improvvisi, del suo egoismo, di aver provocato una ferita insanabile nella persona che, sapeva, era davvero importante per lui. Ste è un ragazzo che vorrebbe controllare Anita, mancandole di rispetto e, quando si rende conto di aver esagerato, chiede perdono. Il suo atteggiamento ambiguo confonde Anita, la cui sicurezza comincia a vacillare, e spesso diventa taciturna anche con i suoi amici, credendosi in errore. Allora Anita trova il suo spazio intimo in cui rifugiarsi. 

«Quando Anita gioca, l’acqua diventa il mondo, ciò che sta fuori dall’acqua non esiste.»

Anita ha un rapporto speciale con l’acqua, che considera il suo ambiente ideale, il posto sicuro in cui ritrovare se stessa, una sorta di ritorno al grembo materno, caldo e accogliente. Perché ci sono “momenti difficili, dove gli amori lontani risalgono prepotenti dal profondo e una nostalgia struggente affiora tra le lacrime.” L’acqua che fa sentire Anita persa, invece, è quella della pioggia, quella “che rende grigia ogni cosa, non solo il cielo.” E la pioggia cadeva quando sua madre è andata via per sempre, quando lei era rimasta a sentire sulla sua pelle le lacrime che la madre versava per lei dal cielo.

«A volte ai genitori serve un po’ di tempo per capire, pretendono che tu ti fidi di loro ma sono i primi a non fidarsi.»
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E io qui nuda di Cristina Obber – Settenove 2021. Storia di Stella, ragazza ribelle, che si ritrova a combattere contro una malattia, circondata dall’affetto della sua band di musica punk, del suo ragazzo Simone e di sua nonna.

La fiducia è una parola chiave per la storia che Cristina Obber ci racconta. La fiducia non è immediata, ma va conquistata, e per farlo è necessario che ci si sia prima incontrati, che ci sia parlati, ascoltati. Cosa non sempre facile per gli adulti nei confronti dei giovani, verso i quali diventa ovvia la saccenteria senza possibilità di replica.

Qual è, allora, il ruolo degli adulti in questa storia? Se da una parte la loro presenza diventa fondamentale per la rinascita di Anita, come la già citata Michela e lo stesso allenatore, che dapprima sembra sottovalutare i silenzi e le assenze della capitana, ma che poi assume una posizione autorevole e severa che redarguisce i ragazzi della squadra per non far circolare il video in rete, dall’altra può accadere che altri si rivelino poco attenti ai sentimenti dei giovani. Lo fa la dottoressa che assiste Anita durante il suo primo attacco di panico, che ne vede “di ogni” quotidianamente, e nel pronunciare quelle parole sembra proprio non dar peso ai disagi concreti degli adolescenti, pur rilasciando diagnosi perentorie.

Ascolto è la parola di svolta per l’intera vicenda. Ascolto dell’altro, dei suoi sentimenti, dei suoi timori, delle sue perplessità. Un ascolto che sia attivo, che conduca al rispetto delle diversità, per evitare soprusi e provocare dolore. Perché le parole sono importanti, e solo un ascolto attento può aiutare a selezionarle e a scegliere quelle giuste.

« (…) quando ci innamoriamo noi femmine diventiamo cretine. (…) Perchè siamo noi che sogniamo il principe azzurro e cose del genere. Nelle favole i maschi combattono, fanno cose fighissime, noi dormiamo e aspettiamo che un bacio ci svegli.»

L’attenzione dell’autrice, formatrice esperta di violenza di genere, è sempre incentrata sulla questione femminile, al risveglio delle donne in una società che ancora contiene i segni del patriarcato.

La madre di Clara è spesso assente da casa, essendo una regista che lavora perlopiù all’estero. Compare poco nella storia, ma è determinante nella scelta di sua figlia per l’indirizzo dei suoi studi artistici, perché rappresenta la donna che vive in bilico fra ambizioni personali e affetti familiari, ma che non rinuncia a seguire le sue passioni, affrontando il rischio che la sua scelta comporta. Una donna di ieri e di oggi, in fondo, perché questo dilemma appartiene alle donne da secoli e, nel suo caso, la sua determinazione, seppur possa far soffrire la figlia, getta un seme nel terreno per far nascere un fiore forte e rigoglioso per le nuove generazioni. E Clara è proprio il bocciolo candido di questa storia, un personaggio che resiste, senza piegarsi alle tempeste, che sorregge e sa sostenersi, alimentandosi con la sua passione per l’arte e osservando la vita con sguardo attento, che si posa sul dolore altrui e, al contempo, aiuta ad attraversarlo e, infine, a superarlo.

Chi è Cristina Obber:

Cristina Obber, autrice di libri di ragazzi, formatriceesperta di violenza di genere.Scrittrice e giornalista, è formatrice esperta di violenza di genere. È ideatrice del progetto scuole “Becoming – crescere libere e liberi da stereotipi e violenza”. È coordinatrice del Comitato scientifico di ‘ToBeSafe’, percorso formativo contro discriminazioni e molestie nel mondo del lavoro e dello sport. Con Piemme ha pubblicato “Siria mon amour”, 2014 e “L’altra parte di me”, 2014. Con Settenove, invece, “E io qui, nuda” e i libri per l’infanzia “Giro, GiroTondo” e “W i nonni!”, entrambi illustrati da Silvia Vinciguerra. Il suo sito è: https://www.cristinaobber.it/.