Edito da Newton Compton Editori nell’ottobre 2013, Il giardino degli oleandri è una saga familiare che coinvolge e trascina il lettore in un labirinto, le cui pareti riecheggiano delle voci di un passato che unisce il filo di una generazione antica a una più attuale, e rafforza la convinzione che il risveglio femminile valica i confini della storia.
“Le storie erano tante, a volte diverse, a volte sempre uguali ma tutte iniziavano nel lontano 1938. Tutte parlavano di una casa e di un giardino. Tutte parlavano di un oleandro in fiore.”
Se nel linguaggio dei fiori l’oleandro simboleggia l’oblio, Rosa Ventrella, nella scelta del titolo del suo romanzo, Il giardino degli oleandri, esorcizza questo significato grazie alla forza prorompente dei ricordi. La memoria di antiche antenate, il cui sangue continua a scorrere nelle vene dei discendenti, non può piegarsi al fluire del tempo, resta viva nelle parole di chi decide di trascrivere quelle storie lontane, che si affacciano prepotentemente alla mente, accarezzando la fantasia con immagini, suoni e colori.
Dal 1938 ai giorni nostri, la vicenda narrata è ambientata in Puglia che, fra i suoi variegati paesaggi multicolori, dal blu del mare al verde dei boschi e degli uliveti secolari, fino al viola delle susine e dei mirtilli selvatici, nasconde segreti e manie di un’antica famiglia che ruota intorno alla figura della Margiala. Il suo vero nome in realtà è Anita, ma tutti la conoscono con quel nomignolo dialettale che in alcune parti della Puglia indica una donna dotata di poteri taumaturgici, in grado di lenire malanni, ricorrendo a erbe e a formule per eliminare, ad esempio, il famoso malocchio, e di assistere le donne durante il parto. Trasferitasi da Cerignola a Carbonara dopo il matrimonio, nel giardino della casa in costruzione pianta, assieme al marito Agostino, un oleandro, destinato a crescere e poi a venir estirpato dalla stessa Anita in un eccesso d’ira, per poi rinascere triplicato, e ogni volta quel giardino sarà testimone delle inquietudini notturne della donna, e in futuro della figlia minore Diamante.
La trama ne Il giardino degli oleandri è tutta al femminile. Le protagoniste della storia sono infatti le tre figlie della Margiala: Rosetta, bella e amata dalla madre per il suo temperamento obbediente e il portamento elegante, Cornelia, più taciturna e sempre afflitta nella ricerca dell’approvazione da parte di Anita, e Diamante, dal fisico nerboruto e dalla folta chioma bruna, dai riccioli ribelli, simbolo di un’indomita smania interiore. La stessa Margiala nasconde una natura selvaggia dentro sé che la spinge, nei pomeriggi della calda stagione, a lanciarsi in urli liberatori nella campagna solitaria per sfogare un’antica frustrazione, sopita nell’animo delle donne.
La voce narrante è quella di Diamante che, sia prima da bambina, sia poi da adulta, è sempre perseguitata dalle sue incertezze sul futuro, perennemente tormentata dal dramma dell’essere nata donna, condizione che la penalizza in una società che ha deciso a priori la sorte del genere femminile. Sorpresa dal menarca, incapace di accettare quel momento di trapasso come un evento naturale, si ritroverà a domandarsi a che scopo le donne siano state create per provare dolore. A differenza del fratello maggiore Giuseppe, il suo posto è adombrato dal timore di dover essere soggetta alle decisioni altrui. In un’epoca in cui alla donna capita di essere vittima di rapimenti e violenza per poi essere costretta a sposare il fautore di quel gesto per difendere l’onore, Diamante sogna di essere libera di decidere, di scappare, di scegliere il suo amore. Attirata per natura dai contrasti, è legata da un rapporto ambivalente alla madre, donna risoluta e impassibile, dotata di un forte senso pratico, che la vorrebbe più posata e interessata ai suoi poteri “stregoneschi” per poi ereditarli, così come è accaduto a lei. Si ritroverà presto ad affrontare più volte il dolore, come quello che lacera il cuore provocato dalla morte, per poi scoprire la natura selvaggia e dirompente di una passione che segnerà, fino a rovesciare del tutto, il futuro agognato. Piegata al suo destino di custode della Margiala, non smetterà mai di provare quell’impulso ribelle che la caratterizza e che la metterà di fronte a una scelta in grado di cambiare infine la sua sorte.
Da un punto di vista stilistico lo scorrere degli eventi si carica di emozioni nel momento in cui l’autrice interpone alla cronaca dei fatti le riflessioni di Diamante, marcate da prese di consapevolezza universali, e riporta all’orecchio del lettore più attento quell’eco ancestrale che lega come un invisibile e indissolubile filo le donne, tutte, in una storia infinita.
Particolare attenzione, in questa analisi, merita la figura carismatica di Anita. Se secondo la tradizione mitologica si è soliti attribuire alla donna definita in un certo senso “strega” caratteristiche come solitudine e anticonformismo, la Margiala della Ventrella (in realtà più una guaritrice che si rifiuta di eseguire riti d’amore o fatture e che oltretutto è un personaggio realmente esistito, in quanto si tratta della bisnonna della stessa autrice) si distingue per il suo essere sempre presente a se stessa, donna pratica e irremovibile, che cela dentro di sé il timore di perdere il controllo sulla realtà, quella dimensione familiare che vorrebbe rendere inattaccabile dagli eventi del mondo esterno. Simboleggia pertanto un modello femminile vittima di una repressione interiore, ancora ben lontano da quello impavido che aveva contraddistinto le femministe del resto d’Italia all’epoca degli eventi narrati. La Puglia della Ventrella viene dipinta come una terra dove il tempo si è fermato; anche la stessa guerra che rovescia le sorti della popolazione abituata a ritmi più regolari e pacati, viene analizzata sempre da un punto di vista femminile perché le donne la loro guerra la fanno a casa, nell’attesa, nella loro battaglia quotidiana alla sopravvivenza di una vita parca di risorse e di affetti. In realtà, leggendo accuratamente fra le righe, è possibile cogliere, sia nelle reazioni inaspettate di Rosetta in seguito al matrimonio sia nella scelta finale di Diamante, i semi che Anita, forse senza volerlo, ha sparso dietro di sé, e che generano, nel tempo, i frutti di una nuova stirpe femminile, conscia dei propri desideri più nascosti e capace di realizzarli fino in fondo.