L’ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi

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L'ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi Rizzoli 2015

Un nonno, un grosso cane e un nipote on the road su una decapottabile che vola dalla Liguria a Roma sono i protagonisti di uno spassoso ed emozionante romanzo, in cui l’autore Lorenzo Licalzi rivela, ancora una volta, il suo sguardo attento sull’età matura della vita.

«Invecchiando, io rivelo il mio carattere, non la mia morte»

(James Hillman- La forza del carattere)

 

 

L'ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi - Rizzoli - 2015

Lorenzo Licalzi

Romanzo

Rizzoli

pagg. 300

Euro 17,10

ISBN 9788817083119

 

«Il 22 settembre 2008, giorno del mio ottantesimo compleanno, intorno alle sette di sera, scrivevo la lettera che annunciava il mio suicidio. Non la classica lettera d’addio melodrammatica, infarcita di “mi dispiace”, richieste di perdono o piagnistei di autocommiserazione, ma piuttosto un gioco, un regalo che facevo prima di tutto a me stesso (ammetto che a scriverla mi sono divertito), e in seconda battuta ai miei vecchi lettori, ammesso che venisse pubblicata da qualche parte.»

Entra in scena così Pietro Rinaldi nel racconto, a tratti insolente a tratti commovente dal titolo L’ultima settimana di settembre edito da Rizzoli nel 2015 che l’autore genovese Lorenzo Licalzi dedica al tema della vecchiaia e alle sue impensabili sfaccettature. Protagonisti sono Pietro, un nonno ottantenne, burbero, cinico e solitario, e Diego, un nipote quindicenne solare e leggiadro. I due non hanno mai stabilito un legame forte, ma la vita li unirà di fronte a una inaspettata tragedia.

Senza più sua moglie Sara che gli addolcisce il carattere scorbutico, Pietro, irriverente ex-scrittore e voce narrante della vicenda, si ritrova a un punto della sua vita in cui è stanco di vivere, demotivato e disilluso.

«Eppure la maggior parte delle persone è convinta che la vita sia bella – scrive nella sua irriverente e sarcastica lettera – (…) Se vivi perdi le persone che ami, se muori loro perdono te. La vita è crudele, l’unica fortuna che hai è quella di accorgertene tardi e così, se proprio non sei un imbecille, riesci ogni tanto a essere felice.»

Il privilegio di essere un guru Lorenzo Licalzi - Rizzoli 2014
Il privilegio di essere un guru Lorenzo Licalzi – Rizzoli 2004 – Premio Selezione Bancarella 2005.

Della morte e della vita

Pietro comincia a elencare i modi in cui non si suiciderà: non si sparerà, né userà il gas di scarico perché non ha una pistola e non sopporta l’odore dello smog, così come non può gettarsi nel vuoto perché abita al primo piano e non intende contorcersi dai dolori di avvelenamento o di alcun genere fisico come, ad esempio, l’annegamento.

«Io voglio morire e su questo non ci piove, ma voglio essere libero di scegliere di non farlo, di cambiare idea magari all’ultimo momento. Non la cambierei, intendiamoci, ma è una questione di principio, non mi va di rinunciare come ultimo atto della mia vita alla cosa più preziosa che abbiamo: il libero arbitrio. Cosa faccio, urlo: “Spostati asfalto?” (…) Probabilmente finirei per temporeggiare perdendo sempre l’attimo fuggente, con il rischio di vedermi salvare da qualche angelo della strada, oppure, come minimo, di dover sopportare tutti i suoi ridicoli tentativi di convincermi a non farlo, magari puntando sulle banalità più sconcertanti quelle classiche di chi ti vuole salvare che, tra l’altro, sono in gran parte i motivi per cui mi suicido (…) Tra l’altro, per trovare un albero adatto all’impiccagione, robusto e riservato (diciamo dignitoso) dovrei prendere l’autobus, e prendere l’autobus per andare a suicidarmi è una cosa ancora più deprimente della stessa depressione che ti porta il suicidio.»

Il lettore potrebbe domandarsi, a questo punto, come mai una mente così lucida e vivace, che appunta meticolosamente su una agenda i nomi di quelli che gli stanno sul cazzo e che decide di indossare il suo abito migliore per l’ultima colazione della sua vita, valuti la drastica scelta del suicidio. Quando poi ingoia quattro pasticche di Tavor e manda giù bicchieri di Dom Perignon, Pietro viene interrotto prima da insistenti Testimoni di Geova, ai quali con stizza dice: «Statemi bene a sentire, tra un’oretta dovrei vedere il vostro capo, quindi se non vi levate immediatamente dalle palle sarò io a parlare di voi a Lui, e giuro che vi farò perseguitare per tutta la vita.», e poi dall’arrivo improvviso della figlia Roberta, che non gli risparmia una bella lavata di testa quando suo padre prontamente comincia a ingiuriare il marito che non ha mai sopportato. «Con te è sempre stato tutto così difficile, e non dico ora, ora vabbè sei peggiorato, ma ormai non ci faccio più caso, anche prima, soprattutto prima direi, per anni, ogni volta che facevo una cosa stavo lì a pensare come l’avresti fatta tu, anzi no, se tu avresti voluto che la facessi così, e avevo sempre paura di sbagliare … (…) Pensa com’è la vita, magari se non fossi stato così come sei sceglievo un uomo come volevi tu, e comunque, a parte tutto questo, io ho bisogno di un uomo che mi stimi.»

Un viaggio imprevisto

«E non so, sarà stato il posto così assurdo e incredibile, così proibito e suggestivo, così magico, ma pareva che la luce del faro illuminasse anche la nostra anima, la scandagliasse, e ci indicasse la via per inseguire i nostri sogni.»

Costretto ad accettare di occuparsi del nipote Diego, assieme al “mostruoso gigantesco famelico puzzolente sbavante” cane di famiglia, Sid, incrocio tra un San Bernardo e un Terranova, il suo piano di suicidio viene momentaneamente messo da parte. Quello che avrebbe dovuto essere un fastidio di pochi giorni, si rivelerà, purtroppo, a causa di una tragedia che colpisce la famiglia, una incombenza più duratura, che Pietro affronterà con un coraggio inaspettato, scoprendo nuove risorse in sé e ri-trovando la parte di lui più esuberante e avventurosa. Nonno, cane e nipote partiranno per una viaggio che riserva incontri, sorprese ed emozioni inaspettate.

Io no Lorenzo Licalzi Rizzoli 2011
Io no Lorenzo Licalzi Rizzoli 2011, romanzo da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Simona Izzo e Ricky Tognazzi.

Attraverso i suggestivi paesaggi marini della Liguria fino al porto di Ostia, passando per Bracciano, sulla loro sfrecciante Citroen DS Pallas decapottabile i protagonisti della storia affronteranno momenti contrastanti fra tensioni e spensieratezza. Pietro rivelerà un lato di lui fanciullesco inaspettato al nipote, che a sua volta si dimostrerà più maturo della sua età. In questo gioco di specchi, Licalzi mostra il duplice volto della vecchiaia, così come esprime con grande originalità James Hillman nel suo saggio La forza del carattere: «L’occhio anomalo è l’occhio vecchio. L’anima vecchia, invecchiata nella propria peculiarità, è incapace, anzi, di vederci dritto; è sempre un po’ strabica e preferisce lo strambo. L’amore per ciò che è strambo può apparire anche a un’età precoce, come nei soprannomi affettuosi che i ragazzini si danno a vicenda e che isolano un aspetto o un tratto particolari del carattere. Ma di solito la giovinezza preferisce il conforme, e cerca di adattare o smussare gli spigoli. Da vecchi, diventati noi stessi esemplari di unicità, cerchiamo compagni che siano a loro modo strambi come noi lo siamo a modo nostro. Abitudini quotidiane simili, esperienze passate affini, sintomi analoghi, ambiente sociale in comune non sono abbastanza confortanti. Il piacere, l’amore ce lo danno i compagni di unicità. La strana coppia: una coppia di originali.»

La forza del carattere di James Hillman - Adelphi 2020
La forza del carattere di James Hillman – Adelphi 2020

E proprio ritrovando se stesso, quello che sempre Hillman definisce il carattere individuale, Pietro scoprirà che la vecchiaia in realtà è una forma d’arte, un capolavoro da costruire per lasciare una traccia fondamentale di sé durante il passaggio in questa vita.

«Per riuscire a imboccare la strada giusta, mantenerla e non perdersi, non basta solo una riflessione su ciò che si è o che si vuole diventare, sugli errori commessi o sulle scelte sbagliate. Quella è scontata, dire la condizione sine qua non, ma occorre anche che in ogni istante ci si sforzi, almeno finchè non viene naturale farlo – perché questo è fondamentale, non deve essere una fatica, ma il recupero di una attitudine innata trasmessaci dai nostri antenati preistorici senza la quale si sarebbero estinti – di essere presenti a se stessi, essere, appunto, consapevoli nel momento.»

 

L'ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi - RizzoliChi è Lorenzo Licalzi

Nato a Genova nel 1956, Lorenzo Licalzi decide di dedicarsi alla psicologia e alla scrittura dopo aver fondato e diretto una casa di riposo. È autore del bestseller Il privilegio di essere un guru aggiudicatosi nel 2005 il premio Selezione Bancarella. Fra gli altri suoi romanzi Io no, da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Simona Izzo e Ricky Tognazzi, Che cosa ti aspetti da me, Sette uomini d’oro, Vorrei che fosse lei, Un lungo fortissimo abbraccio, Cerchiato di blu, e il più recente Le alternative dell’amore.