“In ognuno di noi c’è un altro essere che non conosciamo. Egli ci parla attraverso i sogni e ci fa sapere che vede le cose in modo ben diverso da ciò che crediamo di essere”.
(Carl Gustav Jung)
Questo è un libro sull’amore. Non solo l’amore che una giovane donna può provare per un uomo o per tanti uomini nello stesso tempo. È un libro sulla pulsione di vita, carica di una forte libido, che viene spesso deviata in direzioni sbagliate. Come capire, allora, in quale direzione incanalarla? La risposta richiede pazienza. Perché è la vita che chiede pazienza. Ascolto, attesa e, infine, scoperta. Scoperta di sé. Dopo tempeste e lunghi temporali, ci apriamo al mondo come fiore che sboccia dopo le ombre della notte. È un fiore che impara a resistere, all’alba, alla nuova luce. Resiste al vento, alla pioggia, continua a vivere anche sotto la neve. Ma prima di sbocciare, bisogna saper mettere al riparo il seme del fiore che si è. E tutto ciò richiede tempo. Tempo e dolore.
In preda a deliri e allucinazioni, la trentenne Sabrina Zara, la protagonista del romanzo Maddalena bipolare di Ornella Spagnulo, viene ricoverata nel reparto psichiatrico di una “clinica dei matti”, legata e sedata.
“chissà cosa stava succedendo nel mio cervello – racconta a ritroso nelle prime pagine la voce narrante – che iniziava piano piano a capire che le allucinazioni non erano apparizioni vere e concrete ma erano di nuovo i frutti di una mente inquieta.”
Sabrina si crede ora Madre Teresa, ora Maddalena, la Maddalena salvata da Gesù. Si identifica in due figure antitetiche che incarnano l’ideale di amore assoluto, l’amore donato e l’amore venduto.
La sua storia psichiatrica si riassume in poche righe: “un abuso infantile, mutismo selettivo, anoressia, bulimia, picchiata due volte, di cui una da mio padre e una da una sconosciuta, hashish, due diagnosi diverse, bipolare e borderline, il disturbo somatoforme, tre ricoveri ospedalieri.” Parole asettiche e al contempo forti. Tre righe di diagnosi che circoscrivono una vita scombussolata, di privazioni interiori e di un forte dolore. Ma Sabrina è anche una Ninfetta manipolatrice e provocatrice, una sorta di Lolita allo sbaraglio. Durante l’incontro con il giovane psichiatra che la segue nella clinica e del quale si riscopre innamorata, Sabrina confessa:
«Secondo me, il mio vero problema è il cuore», conclusi. E lo provocai.
«Cos’ha il tuo cuore?»
«Me lo hanno distrutto.»
«E il soggetto chi è?»
«Tutti, ma in particolare uno che si chiama Lorenzo, il mio primo fidanzato.» Proprio lui che mi aveva aiutato a uscire dall’anoressia.
Sabrina si getta facilmente tra le braccia dei ragazzi e ognuno dei suoi fidanzati ricalca un po’ le sue patologie borderline, sono tutti dominati da una forte pulsione creativa, poesia, pittura, come a sottolineare una forte attrazione fra anime smarrite, alla ricerca di appigli sempre sbagliati.
La sua vicenda si dipana, dentro e fuori la clinica dei matti, fra sogni, allucinazioni e prese di consapevolezza. La storia rimanda, seppure toccando tematiche differenti, alla clinica in cui soggiorna la Veronika di Paulo Coehlo, specie nella carrellata dei numerosi e strambi personaggi, ma qui filtrati tutti dalla mente di Sabrina, dalle sue sensazioni, dai suoi deliri. All’interno della clinica Sabrina riflette, vive una sua vita interiore dalla quale emergono profonda sensibilità e vivace intelligenza, tuttavia, il suo essere donna, seduttiva e influenzabile, la rendono vulnerabile all’amore. Per lei parole intelligenti sono sinonimo di seduzione.
“Tutte le donne sono matte. Per un complimento sulla bellezza siamo capaci di dare via anche l’anima. Per un apprezzamento sul sedere potremmo dare un bacio. Per un complimento sulla mano, diamo tutto il braccio. Soprattutto a qualcuno che sembra avere un cuore buono. Io ho un brutto rapporto con il mio corpo. Odio le donne belle perché sono come sono, come vorrei essere io: vorrei piacere a tutti gli uomini indiscriminatamente, e soprattutto senza sensi di colpa, vorrei scherzare, ridere senza la paura di sedurre.”
Ma il sentimento di amore che prova, per gli esseri umani e per gli uomini in particolare, è un impulso che le provoca forti lacerazioni interiori e disturbi fisici. Sabrina zoppica e perde l’equilibrio. Non si tiene in piedi, non è in grado di sorreggersi sulle proprie gambe, fare affidamento su se stessa. Sabrina deve scoprire chi è la vera Sabrina. Perché Sabrina continua a identificarsi in figure femminili dal vissuto sentimentale estremo, in storie altrui dall’esito tragico.
“Cos’era l’amore per Alda Merini? Un ammasso di grovigli che ogni tanto si sbrogliava. Cos’è l’amore per me? Io, come lei, mi innamoro spesso e sbaglio. Ci resto sotto, di solito, come dentro a una tagliola.”
O ancora
“una sera mi sono divertita a interpretare davanti a lui le sue poesie come se fossi stata Eleonora Duse e lui Gabriele D’Annunzio.”
e
Carl Gustav Jung: «Lei vede l’amore dappertutto. Non è vero?» Sabina Spielrein: «È la forza che muove il mondo.» (dal film Prendimi l’anima).
Nella sua spasmodica voglia di amare, Sabrina cela la difficoltà a vivere. Cerca di vivere attraverso le parole, quelle che inventa, quelle che sente, quelle con cui crea la sua realtà.
“Mi piace pensare che il vero motivo per cui mi hanno messo – mi son messa – qui è che vorrei fare la scrittrice e non riesco a trovare un argomento interessante di cui parlare.”
Durante uno dei suoi innumerevoli sogni, Cristo incontra la Maddalena. Nel suo racconto Sabrina trascrive il loro dialogo.
«Cos’ha? Perché me l’hanno messo addosso questo corpo?» e si metteva furiosamente le mani tra i capelli e faceva un giro intorno a se stessa. «Lo guardano come se avessi un sesso. Ma io non voglio essere donna né uomo: voglio essere anima e basta.»
Ecco che Sabrina rinnega il suo corpo, un involucro pesante da trascinare, la gabbia in cui la sua anima è prigioniera, incapace di fondersi al corpo e riuscire, finalmente, a volare. Sabrina cerca la sua anima attraverso gli uomini di cui si innamora, o crede di essere innamorata o che tenta di manipolare e che poi rivorrebbe indietro. Nuovamente delirante, all’uscita dalla clinica, tempesta di email il suo psichiatra-Jung- Cristo salvatore, trascrivendo su carta i suoi struggenti e ambivalenti sentimenti:
“Non sai il dolore che mi hai tolto, con le parole, dal corpo, dalla bocca e dal cuore”. Sabrina/Maddalena
“Le foglie appartengono ai fiori anche se le notiamo di meno dei fiori. Io vorrei essere unita a qualcuno come lo sono le foglie con i fiori”. Maddalena/Sabrina
Nella clinica si sentiva al riparo dal dolore che il mondo esterno provoca al suo corpo senza l’anima, la clinica è il rifugio per la sua anima persa, che è libera di muoversi e inventare, di innamorarsi e immaginare. Fuori dalla clinica, il suo bel dottore amato si rivela l’uomo che è, fragile essere umano, debole alla tentazione della carne, smarrito e insicuro innamorato.
Maddalena bipolare è difatti un libro che sembra sovvertire l’ordine della normalità. Come la classica figura mitologica della volpe astuta e seduttrice, la paziente con il suo disturbo istrionico della personalità, da vittima rischia di diventare il trickster, la divinità ambigua e amorale che con il suo messaggio determina un radicale cambiamento in chi lo riceve, il richiamo all’Anima selvaggia che alberga in ognuno di noi e che si svela dietro l’inganno. È anche un romanzo che, sebbene in taluni punti riveli una struttura narrativa dall’impianto ancora acerbo, regala intensi picchi lirici e visioni oniriche che confermano la vena poetica dell’autrice che ha esordito nel mondo dell’editoria con raccolte e saggi sulla poesia, in particolare sulla Merini, la cui drammatica storia ben si adatta alla trama elaborata. Maddalena bipolare è, infine, una storia in cui il lettore potrebbe identificarsi nonostante la tematica, perché ogni anima cerca se stessa ed è sempre in viaggio, dall’evasione delle proprie prigioni interiori alla ricerca del suo stormo di cigni reali.
Autore: Ornella Spagnulo
Genere: Narrativa
Casa editrice: Golem Edizioni
Pagine: 160
Prezzo: Euro 14,00
ISBN: 978-88-85785-98-4
Chi è Ornella Spagnulo
Ornella Spagnulo è nata a Taranto nel 1982 ma finora è vissuta tra Firenze e Roma. Ha già scritto: il saggio Il reale meraviglioso di Isabel Allende (Aracne, 2009), la raccolta di poesie L’avvio e la perdizione (Sillabe di Sale, 2015), il prosimetro Nuove Terzine(Fuorilinea, 2016), la raccolta di versi Come una tigre (Eretica Edizioni, 2018) e la raccolta di interviste su Alda Merini E gli angeli sono distanti (L’Erudita, 2019). Nel 2019 ha curato per Einaudi una raccolta di poesie e racconti inediti di Alda Merini, Confusione di stelle, insieme a Riccardo Redivo. Maddalena bipolare edito da Golem Edizioni è il suo primo romanzo. Laureata in Critica e comparatistica alla Sapienza, dopo un master biennale in scrittura creativa alla Luiss, nel 2017 è diventata dottoressa di ricerca in Italianistica all’Università Tor Vergata. Scrive per la rivista «La Rassegna della letteratura italiana» nella sezione Novecento e collabora attivamente con l’Associazione anti-stigma Alda Merini.