La vegetariana di Han Kang

Provocatorio e disturbante, “La vegetariana”, romanzo della scrittrice sudcoreana Han Kang, pubblicato originariamente nel 2007 e tradotto in italiano nel 2016 per Adelphi, affascina il lettore sfidandolo a confrontarsi con le proprie paure e i propri desideri.

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Han Kang - La vegetariana - Premio Nobel 2024

«Se solo i nostri occhi non fossero visibili agli altri (…) Se solo si potessero nascondere i propri occhi al mondo.»

Qual è il confine fra sogno e realtà? Cosa si nasconde oltre quella linea sottile che separa lo stato di veglia dalla condizione di torpore che ci allontana dal mondo reale? Han Kang non dice, ma narra, nella sua trama divisa in tre atti, di una scelta apparentemente drastica che sconvolge una intera famiglia.

Scheda del libro:

Han Kang - La vegetariana - Premio Nobel 2024Autore: Han Kang

Genere: Narrativa 

Casa editrice: Adelphi

Pagine: 177

Prezzo: Euro 18,00

ISBN: 9788845931215

Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra

Yeong-hye, moglie mediocre, prevedibile e sottomessa, così come la descrive la voce narrante del marito nella prima parte, conduce una vita ordinaria, muovendosi silenziosamente e discretamente nella relazione coniugale. Quando decide di smettere di mangiare carne, in seguito a sogni terrificanti, il legame con le persone che le stanno accanto comincia a incrinarsi, fino a segnare crepe irreparabili. Se i genitori della donna, dapprima assaliti da rabbia e contestazione, subiranno impotenti la sua decisione, la sorella maggiore Hin-hye suo marito ne resteranno invischiati. La prima si riscoprirà vittima di una vita non vissuta per un eccessivo senso di responsabilità e sopportazione, il secondo, artista taciturno che inserisce in ogni suo video un volo di uccelli, attratto da una macchia mongolica sul corpo di Yeong-hye, ritroverà la sua vena creativa e una spinta vitale che non ricordava più di avere, fino a compiere un passo che gli costerà la sicurezza familiare.

«La cinse per la vita e le accarezzò la macchia: avrebbe desiderato condividerla con lei, che gli venisse impressa sulla pelle come un marchio a fuoco. Voglio inghiottirti, voglio che tu ti sciolga dentro di me e scorra nelle mie vene.»

È questa la parte centrale dell’intera storia, scandita dal secondo racconto, in cui dagli incubi si passa a una dimensione sempre più eterea. Il corpo della protagonista diventa veicolo di trasfigurazione interiore per l’artista che lo dipinge. La carne si volatilizza, il corpo scopre il suo involucro, fino a scendere in profondità del nucleo personale e familiare. Il corpo diventa, dunque, un vero e proprio campo di battaglia per le  convinzioni della protagonista e per le proiezioni di coloro che la circondano. Il rifiuto del cibo e del modo di vivere convenzionale di Yeong-hye si trasforma in una lotta per l’autonomia e l’autodeterminazione, sfidando le norme sociali e le aspettative familiari.

Con una prosa lirica e visionaria, ricca di metafore visive che creano atmosfere sognanti, e una struttura narrativa teatrale, l’autrice coreana indaga, destabilizzando, la tematica esistenzialista dell’allontanamento degli esseri umani, che pur vivono uno accanto all’altra. Si è soli pur condividendo la stessa casa, a separare sono i vuoti interiori inespressi, che si dilatano al punto da creare distanze insondabili e, soprattutto, inconciliabili. Nella scelta della protagonista si cela il disgusto per la dimensione carnale, animale e umana, canale di violenza, una brutalità che scalfisce anche i nuclei più intimi, dissolvendoli in particelle che si allontanano fra loro. Il dualismo corpo-anima è al centro della narrazione. Il corpo di Yeong-hye diventa man mano invisibile e lei finisce per assomigliare a un vegetale, alle creature di cui si nutre, fino a quando, rinunciando completamente al cibo, non diventa anch’essa un vegetale.

«guarda, sorella, sto facendo la verticale; sul mio corpo crescono le foglie, e dalle mani mi spuntano le radici… affondo nella terra. Di più, sempre di più, all’infinito…»

Visionario e dissolvente, l’ultimo atto del romanzo può diventare la metafora dell’anima che si libera dell’involucro materiale in cui si ritrova nella sua esperienza umana, un processo di svuotamento dal carnale allo spirituale, dalla violenza alla riappacificazione con l’universo intero, vegetale e aereo, un volo al di sopra della condizione materiale in cui noi esseri umani siamo ingabbiati nell’epoca contemporanea.

La vegetariana” di Han Kang è dunque una meditazione profonda su ciò che significa essere veramente liberi, un viaggio all’interno dell’anima che muta quando quello che trova fuori di sè non regala pace, un’esplorazione dolorosa e epica di ciò che resta quando tutto il resto è stato tolto.

 

Chi è Han Kang:

Han Kang - La vegetariana - Premio Nobel 2024

Nata a Gwangju il 27 novembre 1970, è figlia dello scrittore Han Seung-won. Nel 2016 esce il suo romanzo “La vegetariana”, grazie al quale si aggiudica il Man Booker International Prize. Il romanzo è pubblicato in Italia da Adelphi, come anche “Atti umani” e “L’ora di greco”. Il 10 ottobre 2024 le viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura per: «la prosa intensamente poetica che si confronta con i traumi storici e che rivela la fragilità della vita umana» e per la sua «consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, tra i vivi e i morti, e perché con il suo stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice della prosa contemporanea».