Stoner di John Williams – Anatomia di un ordinario sogno umano
Edito in Italia per Fazi Editori con la traduzione di Stefano Tummolini, Stoner di John Williams è il romanzo riscoperto in Europa a cinquant’anni dalla sua pubblicazione negli Stati Uniti. La seguente recensione cerca di spiegare il motivo di tale riconoscimento postumo.
John Williams
Romanzo
Fazi Editore
pagg. 332
Euro 15,00
ISBN 9788893257008
«… con intensità crescente, gli si presentava sempre la stesa domanda, di una semplicità così disarmante che non aveva gli strumenti per affrontarla. Si ritrovava a chiedersi se la sua vita fosse degna di essere vissuta. Se mai lo fosse stata. Sospettava che alla stessa domanda, prima o poi, dovessero rispondere tutti gli uomini. Ma si chiedeva se, anche agli altri, essa si presentasse con la stessa forza impersonale. La domanda portava con sé una certa tristezza, ma era una tristezza diffusa che (pensava) aveva poco a che fare con lui o con il suo destino particolare. Non era neanche sicuro che essa sorgesse dalle cause più ovvie e immediate, ovvero da ciò che la sua vita era diventata.»
Dalla fattoria di famiglia all’università. Non va molto lontano William Stoner per scoprire il suo posto nel mondo, perché il mondo che scopre di amare, quello che lo fa sentire vivo, che lo riporta a se stesso, al suo centro, è quello della letteratura, il posto in cui tutti i mondi si incontrano. Attraverso la lettura di un sonetto di Shakespeare, una poesia di Milton o un saggio di Bacon, Stoner avverte il continuo cambiamento del mondo di cui gli autori parlano e da cui essi stessi dipendono. In lui «L’amore per la letteratura, per il linguaggio, per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole, di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta, l’amore che aveva sempre nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a esprimersi dapprima in modo incerto, poi con coraggio sempre maggiore. Infine con orgoglio.» E possiamo aggiungere con rigore, insegnando con disciplina e onestà intellettuale, al punto che prima di morire affermerà tra sé che «la vita accademica è l’unica che non l’ha tradito.»
Ma la sua vita resta immobile.
Alla soglia dei trent’anni Stoner si innamora e, preso dal fuoco fatuo dell’attrazione amorosa, più per colmare il senso di solitudine, sposa una donna, Edith, che scopre presto non conoscere affatto. Nominato professore di letteratura medievale, ottiene riconoscimenti da parte dei suoi studenti ma subirà per anni le angherie del suo rettore.
Anche la paternità, che egli esprime con pacata amorevolezza, gli verrà presto preclusa dagli improvvisi sbalzi d’umore e dalle borghesi ambizioni della moglie, la quale finirà subdolamente per sottrargli l’affetto di sua figlia Grace, rendendo quest’ultima per sempre taciturna e infelice, «una di quelle rare e adorabili creature la cui natura morale è così delicata che va sostenuta e curata di continuo, per poter essere soddisfatta.» Anche il suo angolo di pace che egli si ritaglia in casa per dedicarsi alla scrittura, dove si sente «rincuorato dalla scoperta di ciò che era in grado di fare» gli viene brutalmente sottratto. In entrambi i casi, Stoner resta impassibile, impotente. Prevaricato dalla realtà esterna, si rifugia sempre più nei suoi studi, ed è in questo ambito che egli esprime veemenza e dignità. Conoscerà una donna che gli farà scoprire il vero amore, anche questo destinato a essergli negato sotto i suoi occhi.
Stoner è l’individuo che non rinuncia ai suoi doveri, ai valori che ha deciso di seguire. Anche quando nel mondo fuori imperversa l’orrore e la violenza della guerra, egli resta fermo nelle sue idee. Non si arruola durante la prima guerra mondiale. Quella che egli sostiene è una visione intellettuale lontana da ideali e fanatismi patriottici, ma in grado di percepire il pericolo insito nella tragedia bellica.
Stoner simboleggia l’ideale di coerenza umana, un ideale che dalla sua nascita la nazione americana aveva auspicato, poi tradito dalla storia. A metà strada fra l’infaticabile e ambizioso Martin Eden di Jack London e il prodigioso e romantico Jay Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, il personaggio di William Stoner smaschera il mito americano, quello che la Fallaci, nel romanzo della giovinezza Penelope alla guerra, definirà “un sogno evaporato al sole”. Martin Eden scopre, a sue spese, che il suo arduo impegno per affermarsi come scrittore verrà ricompensato quando ormai non ci spera più e a discapito della sua rispettabilità sociale, William Stoner accarezza il sogno di pubblicare libri e vi riesce, ma senza correre alcun rischio, semplicemente per il mero piacere letterario. Il protagonista de Il grande Gatsby invece volge sempre il suo sguardo al passato, a un desiderio irraggiungibile, ostacolato dalla realtà presente. Stoner sfugge alla vita fuori dalle mura universitarie rifugiandosi fra i libri e le lezioni.
Come per i romanzi classici dell’800, il titolo del romanzo di John Williams è semplicemente un nome. Stoner è dunque il racconto della storia, non avventurosa ma ordinaria, di un uomo ed è per questo che Stoner diventa un indimenticabile protagonista contemporaneo di denuncia verso l’individualismo americano con le sue intrinseche contraddizioni.
La storia di Stoner attraversa oltre cinquant’anni del ‘900. Gli anni della sua infanzia, che vengono immaginati attraverso i frequenti richiami alle spalle paterne ricurve sulla terra arida da coltivare, sono quelli successivi alla guerra di secessione, raccontati da Faulkner nei suoi romanzi, anni che Stoner lascia dietro di sé senza alcuna nostalgia, anzi, una volta messo piede nell’università egli rinuncia totalmente al suo passato perché capisce che quel posto lui non lo abbandonerà mai più. La spiegazione di questa scelta radicale e ribelle, in un certo senso, è tutta nelle parole di uno dei suoi più cari amici, David Masters che morirà all’inizio della prima guerra mondiale, un episodio che divide in due la trama del romanzo.
«È per noi che esiste l’università, per i diseredati dal mondo. (…) per quanto infami siamo sempre meglio di quelli che vivono lì fuori, nel fango, i poveri bastardi del mondo. Non facciamo del mae a nessuno, diciamo quello che vogliamo, e addirittura ci pagano per farlo. Questo è un trionfo della virtù nazionale, dannazione. O poco ci manca.»
Da quel momento, un periodo aureo, di sogni, di ambizioni, pian piano svanisce dalla vita di Stoner. Egli esce dalle mura stabili e secolari dell’università e si getta nel mondo, scoprendo in esso solo delusioni e sconfitte. Stoner è dunque il ritratto dell’individuo che si rinchiude in una realtà circoscritta, che si riflette nello stesso nucleo familiare chiuso e arido che il protagonista costruisce. La sua è una moglie affetta da frequenti crolli psichici, madre anaffettiva, l’esatto opposto dell’immagine artefatta della casalinga americana dal sorriso radioso, in grembiule e con una torta appena sfornata tra le mani.
Stoner attraversa la sua vita oscillando fra desideri e scelte forzate. Stoner soffoca i suoi istinti sentimentali. Stoner appare perennemente impassibile dinanzi alla vita.
La vita di Stoner, così affrontata passivamente, sembra il fioco sussurro di un incessante interrogativo: dov’è finito il diritto alla felicità?
L’esistenza di Stoner sembra fatalmente destinata alla rottura di qualsiasi equilibrio. Che fine ha fatto l’uomo avido, desideroso di succhiare il midollo della vita? Stoner appare disorientato, non ambisce a proteggere la patria, a imporre l’amore coniugale, l’autorità paterna, Stoner lascia che la vita scorra, perché la vita va accettata, non va inseguita per i cambiamenti che non possiamo prevedere. Stoner è la caduta dell’ideale americano, dell’incessante fuga verso la felicità contro il classico ideale dell’Eudemonia greca. Forse proprio per questo, quando nel 1965 il romanzo di John Williams fu pubblicato, non venne accolto con entusiasmo dal pubblico americano e ci sarebbero voluti decenni prima di decretarne il successo, avvenuto negli ultimi anni, oltreoceano, così come accadde in precedenza per Il grande Gatsby. Si tratta di un libro che anticipa il disincanto dell’individualismo e la nostalgia per valori classici, solidi e idealmente intramontabili.
Stoner si muove in bilico su un sottile filo che divide la sua vita interiore da quella esteriore. Mentre dentro di sé la vita si anima di una fervente passione letteraria, fuori la feroce brutalità lo schiaccia. Quando vivrà la sua relazione con Katherine, lo farà con riservatezza, in segreto, preservando quella zona di felicità raggiunta che gli ha fatto scoprire una parte di sé che non immaginava di avere. Perciò Stoner è anche capace di scelte impetuose nei sentimenti, come fa sul posto di lavoro, ma non rompe il precario equilibrio della sua vita ordinaria. Dinanzi alla realtà dei fatti Stoner si paralizza e rischia di essere scambiato per l’antieroe della letteratura europea del XX secolo, inetto e soggetto al fato, quando ormai la certezza nei solidi valori morali e sociali non rappresentano più l’obiettivo per cui lottare. Stoner dimostra, invece, che una scintilla resta sempre accesa e che per lui è il mondo interiore, in grado di costruire e sostenere tutto, quella zona inesplorata che la psicoanalisi porta alla luce e che ancora tenta di dare risposte alle incoerenze umane, nelle quali sembrano annidarsi infelicità e insuccesso, quando invece è nelle passioni che troviamo forza, perchè forse è proprio la rinuncia all’ossessiva ricerca di risposte che ci rende umanamente dignitosi e vivi, consapevoli delle difficoltà al di fuori di noi.
Chi è John Williams
(Texas 1922-Colorado 1994) Figlio di contadini, partecipa alla seconda guerra mondiale in India e Birmania. Trascorre il resto della sua vita a Denver, in Colorado con la sua famiglia e dove insegna all’Università. Fra i suoi romanzi più noti, ricordiamo Nulla, solo la notte (1948), Butcher’s Crossing (1960), Stoner (1965) e Augustus (1972), tutti pubblicati in Italia da Fazi Editore. Sempre per Fazi Editore è uscita la biografia dell’autore di Stoner di Charles J. Shields L’uomo che scrisse il romanzo perfetto -Ritratto di John Williams, autore di Stoner.